Il Fed stability report ha contiene alcune rassicurazioni e alcuni avvertimenti. Se il documento, il primo del suo genere per la banca centrale americana, sostiene la solidità patrimoniale del sistema bancario in caso di choc, dall’altro lato evidenzia come i prezzi delle azioni siano elevati rispetto agli standard storici, così come lo sarebbe valore degli immobili commerciali. In più, starebbe venendo meno la disponibilità delle banche a finanziare aziende a maggiore rischio creditizio.
“Il debito del settore delle imprese relativo al prodotto interno lordo è storicamente elevato e ci sono segni di deterioramento degli standard di credito”, afferma il rapporto della Fed. In caso di choc esterni come una no-deal Brexit o una crisi nei mercati emergenti, avverte l’istituto presieduto da Jerome Powell, “il conseguente calo dei prezzi delle attività potrebbe essere particolarmente forte, dato che le valutazioni appaiono elevate rispetto ai livelli storici“.
Il rapporto ha anche messo in risalto le decisioni politiche della Fed stessa come un fattore rischio, affermando che i mercati di tutto il mondo avranno necessità di adeguarsi all’aumento dei tassi di interesse e che “alcuni aggiustamenti potrebbero verificarsi bruscamente”.
“Anche se le politiche della banca centrale sono completamente anticipate dagli investitori, alcuni aggiustamenti potrebbero verificarsi improvvisamente, contribuendo alla volatilità nei mercati finanziari nazionali e internazionali e alle tensioni nelle istituzioni”, afferma il rapporto.
La buona notizia è che rispetto alle condizioni che hanno preceduto la crisi finanziaria del 2008, la posizione patrimoniale delle banche, così come i livelli d’indebitamento delle famiglie, renderebbe il sistema finanziario assai più resiliente e meno esposto al rischio di stretta creditizia – l’aspetto che poi, dal sistema finanziario, si ripercuote su tutta l’economia reale.