Economia

Fed pronta ad agire, i creditori voltano le spalle agli Usa

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

NEW YORK (WSI) – Fed pronta ad agire, accelera la fuga dai titoli di stato Usa.

Lanciare l’allarme è forse prematuro, ma i fatti illustrano un quadro non proprio confortante per i Treasuries americani: tutti e cinque i principali creditori degli Stati Uniti hanno infatti venduto i bond nel mese di settembre. E’ quanto risulta dal dipartimento del Tesoro Usa.

Non solo: gli investitori degli ETF Usa stanno vendendo Treasuries nel mese di novembre per la prima volta dallo scorso giugno. Motivo: cambio di strategia in attesa che la Fed, nella riunione di dicembre, alzi i tassi per la prima volta dal 2006, ovvero in ben nove anni.

Tornando a come si stanno muovendo i principali detentori stranieri di debito Usa,  nel mese di settembre – i dati del dipartimento del Tesoro arrivano con due mesi di ritardo – la Cina ha smobilizzato titoli per $12,5 miliardi, il Giappone ha fatto lo stesso per $19,9 miliardi, le società offshore dei Caraibi idem per $7,2 miliardi, l’Opec per $1,9 miliardi, e il Brasile $3,7 miliardi.

Impressionante l’entità degli smobilizzi di debito americano da parte della Cina, principale detentore di Treasuries, che a settembre ha ridotto la sua partecipazione al minimo in sette mesi, a $1,258 trilioni; il Giappone, secondo acquirente di titoli di stato Usa, ha tagliato la propria quota a $1,17 trilioni, ovvero al minimo in quasi due anni.

Ma le vendite sono arrivate anche dalla Russia, con la quota che è scesa sempre a settembre di $800 milioni a $89,1 miliardi; smobilizzi inoltre dai BRICS per $18,9 miliardi, dal Regno Unito per $8,9 miliardi, dall’India, per $2,1 miliardi.

Hanno invece acquistato Treasuries Irlanda, Svizzera, Lussemburgo, Singapore e altri creditori.

Riguardo all’andamento dell’ETF, stando a quanto riporta Bloomberg, gli investitori hanno ritirato questo mese $1,12 miliardi dai fondi che investono sul reddito fisso Usa. 

L’intensità delle vendite dimostra come, nonostante le rassicurazioni della Fed – che ha reso noto che si muoverà comunque in modo graduale – gli investitori stiano cercando di proteggersi da quella che sarà la prima manovra di politica monetaria restrittiva in quasi un decennio.

Lo stesso mercato secondario sconta lo scenario di tassi più elevati, con le scommesse su un intervento della Fed a dicembre che aumentano.

Basti pensare che il rendimento extra che i Treasuries Usa a due anni offrono rispetto ai Bund tedeschi con la stessa scadenza ha testato il record in nove anni nella stessa giornata di oggi, dopo che il presidente della Bce Mario Draghi, intervenendo al Congresso bancario europeo in corso a Francoforte, ha reso noto che la Bce farà di tutto per far tornare l’inflazione a livelli accettabili.

I tassi sui titoli di stato tedeschi a due anni sono scesi al nuovo minimo record a -0,389%, con lo spread sui tassi Usa a due anni che si è allargato a 1,29 punti percentuali, al massimo appunto dall’agosto del 2006.

E intanto, la stessa Fed si sta premunendo contro le scelta che essa stessa adotterà visto che dall’inizio del 2015 ha venduto Treasuries Usa per un valore di 115,3 miliardi di dollari.