Come ampiamente atteso dal mercato, ieri la Federal Riserve ha alzato i tassi di interesse di un quarto di punto, portandolo fra il 2,25% e il 2,50%. Subisce però un rallentamento la tabella di marcia per il 2019, quando sono previsti altri due rialzi, meno dei tre previsti in settembre.
“Ulteriori aumenti graduali dei tassi“ sono garantiti, afferma la Fed al termine della due giorni di riunione. Allo stesso tempo, quella che doveva essere una riunione dai toni relativamente “colomba” è stata interpretata dagli investitori come un segnale della fine definitiva dell’era dei piani di alleggerimento monetario straordinari.
La banca centrale americana coglie l’occasione per rispondere agli attacchi del presidente Usa Donald Trump, che da mesi continua a fare pressing sul governatore della Fed, Jerome Powell, affinché metta la parola fine all’aumento del costo del denaro, a suo dire responsabile di un rallentamento dell’economia. A questo proposito, l’istituto americano di politica monetaria ha ribasso la stima per la crescita americana: il Pil nel 2019 salirà del 2,3% rispetto al 2,5% precedentemente stimato.
“Le considerazioni di tipo politico non giocano alcun ruolo nelle decisioni e nelle discussioni della Federal Reserve” ha spiegato Powell, rispondendo a una richiesta di commento legata al recente pressing del presidente americano. “Nulla ci impedirà di fare quello che crediamo sia giusto”.
Nel corso della sua ultima conferenza del 2018, Powell ha dunque rivendicato l’oggettività delle decisioni della banca centrale e ha ribadito che la politica monetaria non si trova su una rotta predefinita e che i dati macroeconomici determineranno l’andamento dei tassi. Sul fronte dell’inflazione, secondo le indicazioni, il 2018 si chiude con prezzi “un po’ più contenuti delle stime”.
Quanto alla riduzione del bilancio, il punto più delicato e un valore gonfiato negli anni della crisi da tre round di programmi di acquisto di Treasury e bond ipotecari, Powell non si aspetta alcun cambiamento di piani. Saranno piuttosto i tassi lo strumento attivo con cui la Fed modificherà la sua politica monetaria.
La decisione non è piaciuta per nulla ai mercati che hanno intrapreso la strada dei ribassi con decisione. Attualmente la Fed sta riducendo il suo bilancio – arrivato a un certo punto a superare quota 4.500 miliardi di dollari – in modo graduale facendo giungere a scadenza 50 miliardi di dollari di bond al mese.