Dopo l’ennesima impennata dell’inflazione Usa, salita nel mese di giugno al 9,1% (ai massimi dal 1981), gli investitori hanno aumentato le scommesse su un rialzo dei tassi da 100 punti base nella prossima riunione del 27 luglio (ora prezzato al 90%), mentre sono 165 i punti base prezzati (dagli OIS) entro settembre. D’altro canto 100 punti di rialzo – come fanno notare gli analisti di Mps Capital Services in una nota – è quanto proprio due giorni fa ha deciso di fare a sorpresa la banca centrale canadese con l’idea di anticipare il rialzo dei tassi.
“Ora che l’inflazione sia su livelli elevati è un dato di fatto, ma è anche vero che è probabilmente prossima al picco (considerato il recente crollo dei prezzi delle principali materie prime anche energetiche) mentre la frenata dell’economia è solo all’inizio se le banche centrali faranno in tutto o in buona parte quanto prezzato dal mercato. Si spiega così il comportamento dei rendimenti prima schizzati al rialzo e poi tornati a scendere”, spiegano gli analisti della banca italiana.
Le ultime dichiarazioni dei membri della Fed
In questo momento, l’inflazione resta l’unica preoccupazione dei banchieri centrali, tanto che in questi giorni si sono susseguite alcune dichiarazioni di membri Fed che considerano possibile un rialzo da 100 punti base. In tal senso si sono espressi Raphael Bostic (non votante) e Mary Colleen Daly (non votante) con il primo che ha affermato che “tutto è in gioco” e la seconda che considera 100 punti base “nel range delle possibilità”.
Lo scorso 15 giugno per fermare la corsa dell‘inflazione, la banca centrale degli Stati Uniti d’America, la Federal Reserve, ha alzato di 75 punti base all’1,5%-1,75% i tassi di interesse sui Fed funds, i fondi di riserva che le banche statunitensi sono obbligate a detenere sotto forma di depositi presso la stessa Fed. Si è trattato dell’aumento più energico dal 1994.
La Bce potrebbe rallentare la stretta sui passi
Nel Vecchio Continente la Bce si muove su tutt’altri scenari: la crisi energetica che non accenna a trovare sbocchi e la recessione spaventano gli investitori e suggeriscono che Francoforte potrebbe rallentare il passo della stretta. In particolare, Nomura prevede sei aumenti dei tassi per un incremento complessivo di 175 punti base entro marzo 2023. Tuttavia, con il protrarsi della recessione attesa, si prevede un taglio dei tassi di 25 punti base a giugno.