Economia

FED: tassi fermi oggi, quando attendersi il primo taglio

Bocce ferme oggi sul fronte dei tassi d’interesse Usa che, stando alle stime degli analisti, saranno confermati nell’intervallo 5,25%-5,50%. Un primo taglio potrebbe tuttavia arrivare già nel mese di settembre.

Primo taglio atteso a settembre

In attesa di sentire cosa dirà il governatore della FED, Jerome Powell, nella consueta conferenza stampa successiva al meeting, il mercato scommette su un ciclo del taglio dei tassi è sempre più vicino, a differenza di quello che si pensava fino a poche settimane fa, quando il mercato escludeva tagli nel 2024. Una prima limatura potrebbe arrivare già a settembre.

Come fa notare Ed Al-Hussainy, Senior Interest Rate and Currency Analyst di Columbia Threadneedle Investments, “Il cambiamento di posizione è motivato dalla maggiore fiducia nel fatto che la strategia adottata dalla Fed dal 2021 ad oggi abbia effettivamente ridotto i rischi al rialzo per l’inflazione. Inoltre, i rischi sia per l’inflazione che per l’occupazione iniziano ora a spostarsi verso il basso, nonostante la stabilità della crescita economica sottostante e la limitata resistenza delle condizioni finanziarie al di fuori dei settori immobiliare e manifatturiero”.

Per Tom Porcelli, Chief US Economist di PGIM Fixed Income, sebbene gli effetti su base annua possano mantenere l’inflazione statunitense al di sopra dell’obiettivo del 2% della Fed nei prossimi mesi, il numero uno della FED, Jerome Powell, e altri hanno spiegato che ciò non dovrebbe impedire un taglio dei tassi.

In quest’ottica, l’esperto ha detto di aspettarsi che:

“la Fed proceda a un taglio già nella riunione di settembre e oggi, nella riunione di mercoledì 31 luglio, la Fed dichiarerà di voler procedere in tal senso. Dopodiché, è facile che si verifichi un altro taglio alla riunione di dicembre e, in effetti, non escluderemmo un taglio nemmeno a novembre. In altre parole, dopo la riunione di luglio, pensiamo che le ultime tre riunioni dell’anno (settembre, novembre e dicembre) siano tutte in gioco. Se la Fed non riuscisse a tagliare i tassi quest’anno, potrebbe spostare i tagli nel 2025 e nel nostro scenario di base prevediamo un totale cumulativo di circa 150 punti base di tagli dei tassi fino al 2025”.

A proposito della riunione odierna, David Pascucci – Analista dei Mercati per XTB, ha ricordato che:

“Le stime del FedWatch Tool vedono il ribasso dei tassi certo al 100% e gli operatori si dividono in 3 categorie, quelli che vedono un taglio da 0,25% con la maggioranza assoluta, una piccola fetta vede un taglio dello 0,5% e una minoranza molto ristretta vede un taglio dello 0,75%. Sará fondamentale vedere cosa dirà Powell in conferenza stampa in quanto, osservando i numeri di Truflation circa l’inflazione Usa misurata giorno per giorno, abbiamo un’inflazione in calo drastico da maggio e addirittura viene rilevata come ben al di sotto del target, siamo con un’inflazione in picchiata a 1,51%, molto più bassa di quella registrata dal Bureau of  Labors Statistics, che si trova al 3%. Poco importa se ci saranno dei miglioramenti sensibili sui dati del lavoro, il sentiero macro è segnato e il Sahm Recession Indicator è ad un passo dal segnalare la recessione”.

Il dilemma della FED

Va tuttavia specificato che per la banca centrale Usa, quello del primo taglio, è un dilemma non facile da sciogliere, in parte legato alle prossime elezioni. Una taglio del costo del denaro a settembre potrebbe scontrarsi con l’ira di Donald Trump, che ha già messo in guardia la Fed dal toccare i tassi di interesse.

Un taglio in novembre – subito dopo il voto americano – non esporrebbe la Fed a critiche politiche, pur senza risolvere molti nodi. Una eventuale vittoria di Trump, con i paventati dazi e l’attesa maxi-espulsione di migranti, potrebbe infiammare nuovamente l’inflazione complicando la battaglia della banca centrale contro la corsa dei prezzi.

Gli effetti sul portafoglio

In vista dell’inizio del ciclo espansivo, cosa privilegiare negli investimenti?

Per Sébastien Page, CIO and Head of Global Multi-Asset, T. Rowe Price:

“Le condizioni finanziarie sono allentate e potrebbero esserlo ancora di più, quando la Fed taglierà i tassi. In base agli standard storici, questo contesto dovrebbe essere favorevole per gli asset rischiosi e per l’ampliamento del mercato. Storicamente, infatti, le condizioni finanziarie allentate hanno favorito operazioni tattiche caratterizzate da una certa propensione al rischio, come le azioni contro le obbligazioni, lo stile value rispetto al growth, e i titoli high yield contro quelli investment grade. La nostra analisi sostiene un orientamento leggermente a favore del rischio. Tuttavia, il mercato azionario ha registrato un rally talmente consistente che potremmo aspettare delle inversioni temporanee per aumentare la nostra allocazione in azioni rispetto alle obbligazioni. Gli investitori potrebbero voler aspettare una discesa delle valutazioni, prima di aggiungere al portafoglio asset rischiosi”.

BoJ alza i tassi allo 0,25%, livello che non si vedeva nel 2008

Sempre oggi, la Banca del Giappone (BoJ) ha alzato i tassi di interesse, portando il tasso di riferimento allo 0,25% (dallo 0-0,1% precedente), un livello che non si vedeva dal 2008. E’ il secondo rialzo dei tassi da parte dell’istituto giapponese dal 19 marzo scorso.Con questa mossa, la BoJ ha compiuto un passo sulla via della normalizzazione della politica monetaria.

Allo stesso tempo, la  banca centrale nipponica ha annunciato una riduzione regolare degli acquisti di asset nei prossimi due anni. Nel mirino soprattuto gli acquisti di titoli di stato giapponesi, che saranno ridotti a 3mila miliardi di yen entro il primo trimestre del 2026 rispetto al ritmo attuale di 6mila miliardi di yen.