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Fed: uscita rimandata a ottobre, Bce in ritardo

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ROMA (WSI) – Non che ci aspettassimo una decisione durante il meeting di ieri sera, ma forse qualche indicazione più precisa si sarebbe potuta dare. Non sono stati citati time frame di riferimento e ci si è limitati a ribadire che, in linea con i propri compiti di ricerca del livello di occupazione massima all’interno di un quadro di stabilità dei prezzi, la Fed andrà a mantenere i tassi di riferimento tra lo 0% e lo 0.25% e che sarà pronta ad aumentare o diminuire il ritmo degli acquisti dei titoli di stato e dei MBS in base alle necessità.

Segnale chiaro per gli investitori?

A nostro parere, sì. Ora come ora, gli investitori dovrebbero comprendere come, grazie alle indicazioni fornite sulla crescita (rivista da moderata a modesta) e sull’inflazione (che rimane sotto il livello del 2% nel breve periodo e sulla quale le aspettative di medio periodo risultano ben ancorate), un’eventuale uscita dal Quantitative Easing sia stata ufficiosamente rimandata nel tempo e se dovessimo sbilanciarci a livello temporale, crediamo che non se ne riparli più fino al prossimo ottobre.

Questo potrebbe, nel medio periodo, continuare ad essere supportivo per le borse, soprattutto se i dati riguardanti il mercato del lavoro dovessero continuare a mostrare un trend crescente, senza però andare a stupire troppo con sorprese sul fronte del tasso di disoccupazione, che se dovesse avvicinarsi alla soglia stabilita da Bernanke e company del 6.5%, potrebbe nuovamente accendere una miccia di paura di minor liquidità iniettata nel sistema.

Il dollaro si è mosso dalla stessa parte contro tutto

Il dollaro si muoverà dalla stessa parte contro tutto? Questa la domanda che ci ponevamo ieri mattina, dopo due settimane di mancanza di correlazioni tra i diversi strumenti finanziari (per essere più precisi le correlazioni, quando createsi, sono durate davvero poche ore, il che le rende inutilizzabili o quasi dal punto di vista operativo). Oltre a questo, seguivamo con attenzione la reazione del dollaro americano confrontato con due sfere di analisi: le borse americane e le borse globali.

Ebbene, il dollaro si è mosso a ribasso contro tutto andando a finanziare acquisti di borse Usa che, però, nel momento in cui non sono riuscite a rompere i massimi di periodo hanno visto un ripiegamento che è corrisposto ad acquisti di dollaro americano. Le altre borse si sono mosse davvero poco sul dato e questo ci conferma come rimanga valido il concetto di “regionalità” delle situazioni di risk on o risk off su cui abbiamo ragionato nei giorni scorsi.

Oggi è il turno della BCE

E della BoE, che non dovrebbe prendere nessuna decisione di rilievo e questo, che ha pesato sulla sterlina dopo l’ultimo meeting, potrebbe rivelarsi un buon market mover da seguire comunque, per aumenti di volatilità di breve che non dovrebbero cambiare la direzionalità di base del cable. Per quanto riguarda invece la BCE, oggi non sono attese mosse di alcun genere, ci si limiterà a seguire con attenzione la conferenza stampa di Mario Draghi, per cercare di comprendere le intenzioni future dell’istituto centrale di Francoforte, che come ribadito più volte, a nostro parere è in ritardo di mesi su dei tagli di tassi (anche sui depositi, crediamo di essere stati tra i primi se non i primi a far circolare questo concetto mesi e mesi fa).

Se dovessero mostrarsi più concreti nel creare un’aspettativa del genere, l’euro potrebbe paradossalmente reagire in negativo sulle prime comunicazioni, per poi eventualmente ripartire a rialzo in quanto le aspettative vedrebbero dei tassi reali overnight in potenziale salita dai livelli attuali che quotano intorno allo 0.02%, se parliamo di tassi reali, a fronte di un nominale dello 0.50%. Seguiremo insieme la conferenza stampa della BCE alle ore 14.25, non mancate.

QUADRO TECNICO

EurUsd: la moneta unica europea ha tentato rotture rialziste e ribassiste, negate entrambe. Ora abbiamo a disposizione dei buoni livelli da seguire per l’operatività della giornata, dati proprio dai confini ultimi segnati, che possono essere curati per ragionare su eventuali rotture. Il fatto di aver deciso di aspettare la Fed per lavorare è stata una scelta saggia, ed ora curiamo con attenzione proprio questi punti per assistere a potenziali rotture che potrebbero raggiungere 1.3170 o 1.3390.

UsdJpy: buona lateralità del UsdJpy, che si è mantenuto all’interno dei valori visti come supporti e resistenze e che non è riuscito a rompere né da una parte né dall’altra. Ci troviamo in prossimità di 98.50, buon livello di resistenza statica che passa prima di 98.75, livello che se rotto potrebbe portare al raggiungimento di 98.90, area che se rotta può portare ad accelerazioni verso 99.30. Se dovessimo tornare verso i minimi, crediamo che una rottura di 97.60 diventi necessaria per assistere ad approfondimenti.

EurJpy: sieri abbiamo raggiunto l’area sulla quale si sarebbe potuta valutare una rottura ribassista, senza però aver assistito a nessuna rottura. Questo conferma che l’area di 129.35 risulti un’ottima area di supporto, da seguire per eventuali approfondimenti ribassisti verso i punti precedenti. Prima della Fed e questa mattina, per ben due volte, ci siamo avvicinati ai livelli indicati ieri per assistere a rotture rialziste, 130.85. Questo rappresenta un buon livello di resistenza, considerando il fatto che se dovessimo assistere ad una sua rottura, il mercato potrebbe provare accelerazioni oltre 131.00 (30/40 un possibile target).

GbpUsd: altissima volatilità sul cable, dopo una giornata in cui le resistenze indicate dalla media a 21 oraria hanno funzionato egregiamente durante la mattinata, spingendo i prezzi oltre 1.5150. Dopo il FOMC, abbiamo assistito ad un tentativo di ripresa importante, non in grado di superare 1.5275, che consideriamo ancora come area di potenziale trigger per la visita di 1.5300, che come ipotizzato ieri deve essere superato di almeno ¼ di figura prima di poterci fare pensare a rotture definitive. 1.5120 il livello che si potrebbe curare per pensare a discese verso 1.5060.

AudUsd: lo Speculative Sentiment Index non ha sbagliato e alla fine il cambio ha rotto i supporti, pulendo diversi stop e consolidando sotto i livelli vecchi di minimo, che ora fungono insieme alla media mobile a 21 oraria come resistenze. 0.9015 il livello da superare (con una tolleranza di una decina di punti), per correzioni che non dovrebbero, in ultima istanza, spingersi oltre 0.9100 (con 0.9050 e 0.9075 buoni livelli intermedi di resistenza, dati da punti statici precedenti appartenenti alla discesa). Una tenuta delle resistenze potrebbe far approfondire il movimento sotto i minimi di stanotte, con area 0.8875 potenziale target.

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