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(TMNews) – Non può rientrare in una corretta articolazione dei rapporti tra governo e Quirinale la pratica di convocare, come è accaduto ieri, un Cdm senza informare il Capo dello Stato. Lo afferma lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella lettera inviata al premier Silvio Berlusconi e pubblicata integralmente sul sito del Quirinale. Napolitano sottolinea di “non poter sottacere che non giova ad un corretto svolgimento dei rapporti istituzionali la convocazione straordinaria di una riunione del Governo senza la fissazione dell’ordine del giorno e senza averne preventivamente informato il Presidente della Repubblica, tanto meno consultandolo sull’intendimento di procedere all’approvazione definitiva del decreto legislativo”.
Il testo integrale del comunicato del Quirinale:
“Non sussistono le condizioni per procedere all’emanazione del decreto legislativo in materia di federalismo fiscale municipale”
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in relazione al preannunciato invio, ai fini della emanazione ai sensi dell’articolo 87 della Costituzione, del testo del decreto legislativo in materia di federalismo fiscale municipale, approvato definitivamente dal Consiglio dei Ministri nella seduta di ieri sera, come risulta dal relativo comunicato, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in cui rileva che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione, non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l’esercizio della delega previsto dai commi 3 e 4 dall’art. 2 della legge n. 42 del 2009 che sanciscono l’obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari. Pertanto, il Capo dello Stato ha comunicato al Presidente del Consiglio di non poter ricevere, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal Governo.
Questo il testo della lettera:
“Mi è stato preannunciato l’invio, ai fini della emanazione ai sensi dell’articolo 87 della Costituzione, del testo del decreto legislativo in materia di federalismo fiscale municipale, approvato definitivamente dal Consiglio dei Ministri nella seduta di ieri sera, come risulta dal relativo comunicato.
Devo subito rilevare che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione, non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l’esercizio della delega previsto dall’art. 2, commi 3 e 4, della legge n. 42 del 2009: sono pertanto costretto a non ricevere il decreto approvato dal Governo, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza.
Infatti mi risulta che il testo è diverso da quello originariamente approvato dal Governo e trasmesso alla Conferenza unificata e alle Camere ai sensi e per gli effetti delle disposizioni richiamate ed è identico alla proposta di parere favorevole condizionato formulata dal Presidente della Commissione bicamerale: proposta che è stata respinta dalla stessa Commissione ai sensi delle norme stabilite dai Regolamenti parlamentari allorché su di una proposta si registri parità di voti e dello stesso art. 7, comma 1, del Regolamento interno della Commissione bicamerale. Né tale pronunciamento può evidentemente assimilarsi ad una mancanza di parere. Su quel testo la Commissione bilancio della Camera ha successivamente deliberato all’unanimità di non esprimersi proprio perché lo ha considerato “superato” per gli stessi motivi. Infine il Governo deve ottemperare all’obbligo previsto dall’ultimo periodo del comma 4 dell’art. 2 della legge delega di esporre sia alle Camere sia alla Conferenza unificata le ragioni per le quali ha ritenuto di procedere in difformità dai suindicati orientamenti parlamentari e senza aver conseguito l’intesa nella stessa Conferenza, come risulta dal verbale in data 28 ottobre 2010.
Tanto premesso sul piano strettamente procedimentale, sento il dovere di richiamare l’attenzione del Governo sulla necessità di un pieno coinvolgimento del Parlamento, delle Regioni e degli Enti locali nel complesso procedimento di attuazione del federalismo fiscale. La rilevanza e delicatezza delle conseguenze che ne deriveranno sull’impiego delle risorse pubbliche e in particolare sull’assetto definitivo del sistema delle autonomie delineato dal nuovo titolo V° della Costituzione suggerisce infatti un clima di larga condivisione, così come si è del resto verificato in occasione della approvazione della legge n. 42 del 2009 e della emanazione dei tre precedenti decreti delegati. E di ciò ho avuto modo di dare più volte pubblicamente atto, ritenendolo il metodo più corretto ed utile per l’attuazione di una così importante riforma costituzionale. Se in questo caso non c’è stata condivisione sul piano sostanziale, più che opportuno resta evitare una rottura anche sul piano procedimentale, per violazione di puntuali disposizioni della legge.
Né posso sottacere che non giova ad un corretto svolgimento dei rapporti istituzionali la convocazione straordinaria di una riunione del Governo senza la fissazione dell’ordine del giorno e senza averne preventivamente informato il Presidente della Repubblica, tanto meno consultandolo sull’intendimento di procedere all’approvazione definitiva del decreto legislativo.
Sono certo che ella comprenderà lo spirito che anima queste mie osservazioni e considerazioni”.
(ANSA) – Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in cui rileva ”che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione” del decreto legislativo sul federalismo. Pertanto, il Capo dello Stato ha comunicato al Presidente del Consiglio di non poter ricevere, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal Governo.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – si legge nella nota del Quirinale – in relazione al preannunciato invio, ai fini della emanazione ai sensi dell’articolo 87 della Costituzione, del testo del decreto legislativo in materia di federalismo fiscale municipale, approvato definitivamente dal Consiglio dei Ministri nella seduta di ieri sera, come risulta dal relativo comunicato, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in cui rileva che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione, non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l’esercizio della delega previsto dai commi 3 e 4 dall’art. 2 della legge n. 42 del 2009 che sanciscono l’obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari. Pertanto – conclude il Colle – il Capo dello Stato ha comunicato al Presidente del Consiglio di non poter ricevere, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal Governo.
BOSSI A NAPOLITANO,RIFERIREMO A CAMERE SU FEDERALISMO – Si è svolta poco fa una lunga e cordiale telefonata tra il Ministro per le Riforme per il Federalismo Umberto Bossi e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Ministro Bossi – si legge in una nota- ha preso il duplice impegno di andarlo a trovare al Quirinale, la prossima settimana e, come preannunciato dal Ministro Calderoli, in conferenza stampa, si recheranno nelle aule parlamentari a dare comunicazioni sul decreto sul federalismo fiscale municipale.
BERLUSCONI: E’ UNA REPUBBLICA GIUDIZIARIA – “Assistiamo a questa vergogna”, “ormai siamo una Repubblica giudiziaria, commissariata dalle Procure”. Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al suo arrivo al vertice europeo ha risposto ai cronisti che gli chiedevano dei processi.
Sul federalismo il premier ha risposto a chi gli chiedeva se temesse problemi con il Quirinale dopo il varo del decreto: “Penso e spero di no”.
La Camera ha approvato il parere della Giunta per le autorizzazioni a procedere con con 315 sì, 298 no e un astenuto: Barbareschi. Gli atti sul caso Ruby tornano quindi alla procura di Milano.
“Agli atti dell’inchiesta ci sono foto irrilevanti”: lo ha detto il procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati, rispondendo ad una domanda dei giornalisti a proposito del contenuto delle immagini che inquirenti ed investigatori che indagano sul caso Ruby stanno finendo di esaminare.
BRUTI: IN FINE SETTIMANA RISOLVEREMO NODO GIURIDICO – Questo fine settimana la Procura di Milano sciogliera’ la questione giuridica e decidera’ se inoltrare la richiesta di rito immediato per Silvio Berlusconi, indagato per la vicenda Ruby, solo per il reato di concussione oppure anche per quello di prostituzione minorile. Lo ha spiegato il procuratore della repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, che ha quindi assicurato che prima di lunedi’ la richiesta per il presidente del Consiglio non verra’ inoltrata al Gip in quanto ”non ci sono i tempi tecnici”. Riguardo agli atti contenuti nel fascicolo gli inquirenti milanesi, come gia’ era stato accennato tempo fa, in base alla legge Boato hanno utilizzato solo le telefonate di due politici, una parlamentare e un’eurodeputata (Rossi e Ronzulli), utilizzate pero’ solo a carico degli altri indagati che non sono parlamentari.
BRUTI: PRENDEREMO ATTO DECISIONE DELLA CAMERA- Quando la Camera avra’ deciso ”ne prenderemo atto e leggeremo le motivazioni”. E’ quanto si e’ limitato a dire il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, a proposito del voto previsto per questa sera a Montecitorio sulla richiesta avanzata dai pm di Milano che indagano sul caso
Ruby di perquisire gli uffici di Giuseppe Spinelli, il fiduciario del premier che, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe avuto la delega su uno dei conti del presidente del Consiglio per le ricompense e le spese delle ragazze che frequentavano le feste ad Arcore. Spinelli non e’ indagato.
BOSSI: PER ADESSO SI VA AVANTI – ”Per adesso si va avanti”. Cosi’ Umberto Bossi al termine del voto su Ruby. ”I numeri sono buoni”, ha aggiunto il senatur.
LETTA: 007 IGNORAVANO CHE OSPITI PREMIER FOSSERO CONTROLLATI – Gli agenti dei servizi segreti preposti alla sicurezza personale del premier Silvio Berlusconi ignoravano che le ospiti della villa di Arcore erano sottoposte a controlli da parte della Procura di Milano. E’ quanto avrebbe detto – secondo quanto si apprende – il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, nel corso di un’audizione al Copasir. Non ci sono falle nel sistema di sicurezza che protegge Silvio Berlusconi ed il premier non e’ ricattabile, ha detto Letta.
PER PROCURA MILANO ESITO VOTO SCONTATO, PM VANNO AVANTI Non e’ giunta inaspettata in Procura a Milano la decisione con cui la Camera, respingendo la richiesta dei pm del caso Ruby di perquisire gli uffici a Segrate di Giuseppe Spinelli, il fiduciario di Silvio Berlusconi, rinviera’ gli atti ai magistrati. ”Ce lo aspettavamo” e’ stato detto al quarto piano del palazzo di Giustizia dove al momento inquirenti e investigatori stanno ancora lavorando per sistemare il fascicolo e limare la richiesta di giudizio immediato per il premier, indagato per concussione e prostituzione minorile. Richiesta che probabilmente lunedi’ prossimo, salvo sorprese, verra’ inoltrata al gip Cristina di Censo. Dunque, la decisione di Montecitorio, non sposterebbe i programmi del Procuratore della Repubblica Edomondo Bruti Liberati, degli aggiunti Ilda Boccassini e Piero Forno e del pm Antonio Sangermano. Gli atti erano stati trasmessi alla Giunta per le autorizzazioni lo scorso 14 gennaio contestualmente alla richiesta di perquisizione degli uffici di Spinelli ritenuti di pertinenza del Presidente del Consiglio, al quale, sempre lo stesso giorno, era stato recapitato un invito a comparire.
(WSI) – Nonostante una vera persecuzione giudiziaria Silvio Berlusconi ha sempre trovato “un giudice a Berlino” per cui non è mai stato condannato, ed anzi è il leader politico più amato d’Europa.
Lo dichiara lo stesso premier ai giornalisti a Bruxelles: “Sono il soggetto universale che si è difeso di più perchè è stato di puù attaccato. Credo che siano 2.568 le udienze che sono state necessarie per ottenere dieci assoluzioni e quattordici archiviazioni. Non c’è nessuno nella storia di nessun paese al mondo che è stato attaccato come sono stato attaccato io da certa magistratura”. Comunque, ha continuato, “mi sono sempre difeso, ho sempre fatto valere le mie buone ragioni e ho ottenuto i risultati che ho ottenuto perchè alla fine, in tutti i processi, ho trovato un giudice a Berlino”.
Questa volta però “c’è un attacco che riguarda il mio privato -afferma Berlusconi – e non posso che condividere l’opinione che i sondaggi ci danno dai cittadini, che continuano a sostenermi. L’ultimo sondaggio mi dà al 51%, quindi il leader europeo più apprezzato dai cittadini, e il nostro partito è in crescita a oltre il 30%”.
Berlusconi sostiene che “gli italiani assistono a questa vergogna nazionale e condividono la nostra opinione di essere una Repubblica giudiziaria commissariata dalle Procure. La sovranità non è del popolo, che vota per un Parlamento che fa le leggi, ma se la legge non piace a certi Pm viene portata davanti alla Corte costituzionale, ed essendo questa con prevalenza dei giudici che vengono dalla sinistra abroga le leggi fatte dal Parlamento. Quindi siamo dentro una situazione kafkiana che dobbiamo assolutamente riuscire a superare”.
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Il ministro dell’economia Giulio Tremonti parla nel corso della conferenza stampa sul decreto del federalismo fiscale. “E’ l’avvio di un cambiamento strutturale. Di certo l’albero non si raddrizza di colpo, ma questo è il percorso giusto per il nostro paese”. Riguardo alla votazione, “Tremonti ha sottolineato che la votazione ha preso una curva che dipende da fatti politici esterni al federalismo”.
Berlusconi stesso ha inoltre risposto ai giornalisti che a Bruxelles gli hanno chiesto se immagina che possano esserci problemi con la firma del decreto da parte del Quirinale: “Penso di no, spero di no”. A parlare anche Umberto Bossi, leader della Lega che, risponde così, a più riprese, a tutti quelli che gli chiedono quale sia il futuro della riforma federale e se l’Italia debba aspettarsi una crisi di governo provocata dal Carroccio che il federalismo “è fatto”. Elezioni dunque scongiurate? “Direi proprio di sì”, sottolinea.
Lo scontro con le opposizioni è comunque forte. Commentando l’emanazione del decreto da parte del Consiglio dei ministri, il presidente del gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario, parla di un “vero e proprio attentato alla democrazia del nostro Paese”. “A cosa è servito – prosegue – l’appello del Colle che, solo pochi giorni fa, ha chiesto maggiore rispetto tra poteri dello Stato? Era chiaro che il Quirinale non si riferiva solo alla guerra che il presidente del Consiglio ha dichiarato alla magistratura, ma anche al rispetto reciproco tra tutti i poteri dello Stato e ieri il Governo non ha avuto alcun rispetto per il Parlamento. Evidentemente, l’esecutivo agisce, come sempre ha fatto, come un caterpillar, distruggendo anche le più elementari regole democratiche.
Evidentemente la Lega ha a cuore più l’impunità del premier che l’attuazione di un vero federalismo equo e solidale come proposto dall’IdV”.
Dal canto suo, Tremonti ha spiegato che “i bilanci privati o pubblici sono fatti di due colonne: le entrate e le uscite. Per tanti anni – ha detto – i bilanci sono stati scritti dal lato delle uscite e le entrate venivano fatte da ripiani dello Stato a piè di lista, non controllati dai cittadini, pagati dai cittadini ma non controllati da loro”.
Adesso con la riforma, ha sottolineato il ministro, “si parte dalla colonna delle entrate con cui si controllano le uscite”. In sostanza, “quello che ricevono i cittadini dipende da come spendono i governi. Adesso partiamo dal senso giusto della storia: prima le entrate e poi le uscite. Le entrate sono controllate sulle uscite. Raddrizzare l’albero – ha proseguito Tremonti – vuol dire tornare a quello che c’è in tutte le famiglie: prima le entrate e poi le uscite”.
Secondo il responsabile dell’Economia è importante inoltre che i Comuni partecipino al contrasto all’evasione fiscale. “Noi pensiamo che controllare la spesa pubblica e affiancare i Comuni nel contrasto all’evasione è fondamentale. Non puoi sconfiggere l’evasione senza la collaborazione dei Comuni. È giusto che i Comuni, per quanto di loro competenza, siano attivi nel contrasto all’evasione fiscale. Noi – ha osservato – abbiamo una colossale evasione fiscale anche per questo, perchè non abbiamo un controllo nel territorio”.
Per finire, il presidente del Consiglio si dichiara tranquillo anche dopo il voto di ieri in Parlamento sulle richieste della Procura di Milano. “Si conferma che abbiamo la maggioranza per poter lavorare. Abbiamo superato la situazione di prima, quando nel Popolo della Libertà c’era una rappresentanza di An per cui quando votavamo una legge poi ci veniva detto ‘no, questa non può andare avanti’. Soprattutto sulla giustizia – ha detto il premier – venivano stoppate e non si poteva procedere”.
Ora, dunque “per noi è molto più facile lavorare, abbiamo una maggioranza coesa, che è d’accordo su molti temi e quindi potremo lavorare e mandare avanti in Parlamento anche riforme molto importanti per il nostro paese. La maggioranza si situerà oltre i 320, ieri eravamo già a 316, con il mio voto che non ho voluto dare perchè la questione mi riguardava direttamente. Credo che potremo lavorare bene”, ha concluso.