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Federalismo fiscale: vediamo chi vince e chi perde

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Dopo il terremoto, L’Aquila dovra’ fare i conti con una differenza negativa del 66% delle entrate fiscali. Merito della riforma del federalismo fiscale che – tra i capoluoghi di provincia – avvantaggera’ dal prossimo anno invece nord e centro, in particolare Milano, Bologna, Firenze e Venezia.

E’ giunto il momento di fare chiarezza sulla riforma del federalismo fiscale, mettendo in ordine i capoluoghi che piu’ ci guadagneranno e quelli che piu’ ci perderanno dalla riforma che dovrebbe essere approvata nel 2011. Da uno studio del PD emerge un quadro interessante, seppur parziale (bisognera’ aspettare i cosiddetti decreti attuativi: una serie di provvedimenti da approvare nell’arco di due anni dall’approvazione della legge del 2009).

A pubblicare i dati sono stati diversi quotidiani italiani, che si sono rifatti alla tabella stilata dalla Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale, detta anche COPAFF. I dati elaborati finora sono stati analizzati dal senatore del PD Marco Stradiotto, che ha pubblicato lo studio relativo all’impatto del federalismo fiscale sulle casse dei principali comuni italiani. L’acronimo IMU nella tabella sta per Imposta Municipale Unica: una tassa introdotta dal federalismo fiscale volta a comprendere e incorporare la gran parte delle imposte per i servizi locali.

La cifra indicata come differenza, fa la sottrazione tra l’attuale allocazione delle risorse, frutto del trasferimento dallo Stato ai comuni, e quanto invece incasserebbero i comuni al netto dell’intervento del fondo perequativo, se potessero usufruire solo dell’introito dell’IMU. Tra i capoluoghi piu’ colpiti L’Aquila, Napoli, Palermo, Catanzaro e Potenza. Milano, Firenze, Bologna e Venezia i piu’ fortuntati.

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