Economia

Feld, Bce: troppo presto acquisto titoli stato. Aumento investimenti Germania non aiuta Italia

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ROMA (WSI) – E’ “ancora troppo presto”, cosi’ Lars Feld, economista e membro del consiglio economico dei cinque saggi del governo tedesco, risponde alla domanda sul momento in cui sarebbe opportuno un acquisto di titoli di stato (QE) da parte della Bce, rimettendo la Germania in campo contro le politiche espansive dell’Eurotower.

“Aspettiamo almeno un paio di mesi per vedere i risultati delle altre misure già introdotte dalla Bce. Poi potrebbero anche esistere strumenti diversi dagli acquisti di titoli di Stato”. Feld ha parlato nel corso del convegno “Le regole fiscali europee: opportunità e limiti di una applicazione flessibile”.

“Prima di procedere all’acquisto di titoli di Stato che ha numerose implicazioni, la Bce potrebbe ricorrere anche ad altri strumenti come i titoli sintetici trasformando un titolo di debito” per favorire il credito all’economia.

Affrontando poi il tema su tensioni tra Germania e il numero uno della Bce Mario Draghi sul lancio di un programma di acquisto di titoli di Stato, ha affermato: “non possiamo mica mandare via Draghi, che peraltro ha molti estimatori anche in Germania”, ha sottolineato Feld, anche se il progetto di aumentare il bilancio della Bce da 2mila a 3mila miliardi di euro è qualcosa che ha “detto Draghi, non il Consiglio della Bce”.

L’economista tedesco ha espresso inoltre scetticismo su un aumento degli investimenti pubblici in Germania come volano per la ripresa economica dell’Ue. “Non esiste una speranza di aiuto verso altri paesi, anche perchè è dimostrato che un aumento degli investimenti pubblici in Germania ha un effetto moltiplicativo minimo su altri paesi dell’Unione, questo vale per l’Italia e la Francia, ad esempio”, ha sottolineato Feld.

Sulle conseguenze di un’uscita dell’Italia dall’Eurozona ogni stima risulta irrealistica, ma “non consiglio a nessun Paese membro di fare una cosa simile. Non ho cifre precise da dare sull’Italia, si è parlato in termini generali della possibilità che un Paese esca” dall’Eurozona aggiungendo che “qualsiasi stima sarebbe non seria, sotto o sopravvalutata”.

Detto questo, “bisogna immaginare che ciò scatenerebbe massicce turbolenze sui mercati finanziari. Un’uscita dall’euro provocherebbe inoltre una perdita di crescita e un aumento della disoccupazione. Non consiglio a nessun Paese di fare una cosa simile”. (Lna)