ROMA (WSI) – Sembra essere giunta al capolinea l’era Montezemolo alla Ferrari. Da Cernobbio, a margine del Workshop Ambrosetti, Sergio Marchionne, ad di Fiat-Chrysler, lancia chiari segnali al presidente di casa Maranello. Prima precisa che il tema dell’avvicendamento “non è in agenda” poi però avverte: nessuno “è indispensabile”.
Al centro della rottura i risultati sportivi in Formula Uno. “La cosa importante per la Ferrari non sono soltanto i risultati economici ma è vincere e sono sei anni che facciamo fatica”. “Siamo al servizio dell’azienda” All’indomani delle parole del numero uno della Ferrari, che a a Monza ha detto di aver dato la sua disponibilità a rimanere per un altro triennio a Maranello, dove è presidente dal 1991, Marchionne replica ai buoni numeri di bilancio citati da Montezemolo.
”Sono due le parti della realtà Ferrari che sono importanti per noi come azionista e per noi come azienda: la prima sono ovviamente i risultati economici, i volumi, cosa su cui Luca ha fatto un grandissimo lavoro e gli faccio i miei complimenti. L’altra è la gestione sportiva”, ha dichiarato il manager. Poi il riferimento appunto a quanto affermato ieri da Montezemolo.
”Io e Luca siamo grandissimi amici ma quando leggo le dichiarazioni sono cose che non avrei mai detto io su me stesso. Io mi considero naturalmente essenziale ma so benissimo che sto al servizio dell’azienda. Quindi crearsi posizioni, illusioni che siamo al di fuori delle regole, al di fuori della dipendenza che esiste tra azienda e a.d sono cavolate, non esistono”. Considera entrambi al servizio dell’azienda quindi “quando l’azienda cambia le cose cambiano” Il cuore della Ferrari è vincere Fondamentali i risultati sportivi, un obiettivo chiaro per l’ad. ”Il cuore di Ferrari è quello di vincere in Formula1 e io sono un tifoso da anni. Vedere la Ferrari in queste condizioni avendo i migliori piloti, box di una qualità eccezionale, ingegneri che sono veramente bravi, vedere quel sistema lì e vedere che non vinciamo dal 2008″.
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In Italia, secondo l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, servono «regole chiare sulla rappresentanza dei lavoratori, gli accordi devono essere efficaci per tutta la comunità aziendale e devono essere rispettati da tutti».
«In un momento delicato come questo non possiamo più difendere un sistema di tirannia della minoranza giocato sulla pelle delle persone da tutelare». L’attacco è nei confronti della Fiom, che non ha firmato il contratto collettivo, come è stato spiegato dallo stesso Marchionne: «Ci siamo visti intentare 62 cause». Ad oggi «non esiste alcun parametro affidabile per stabilire quale sindacato è rappresentativo e ha titolo per negoziare con l’impresa oppure no. Vi chiedo – ha affermato – se questo è un modo per dare certezze a un’azienda. La soluzione non è roba da marziani, dobbiamo semplificare l’apparato normativo esistente».