Economia

Nutella Biscuits, su Amazon una confezione può costare fino a 40 euro

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E’ scattata sul web la “borsa nera” dei nuovi Nutella Biscuits. Il nuovo prodotto Ferrero ha scatenato una corsa agli acquisti tale da spingere numerosi rivenditori ad applicare prezzi molto superiori a quelli suggeriti dall’azienda, con l’obiettivo di speculare sull’effetto novità.

Una confezione dei biscotti farciti (con 22 biscotti all’interno) costa, di listino, 2,99 euro. Su Amazon i “venditori terzi” ospitati dal marketplace arrivano a chiedere fino a 40 euro per la stessa confezione, mentre la maggioranza delle offerte è intorno ai 10 euro (più del triplo rispetto al valore “normale”).
Anche su Ebay numerose inserzioni sui “biscotti introvabili” sono accompagnate da prezzi ben più elevati rispetto a quelli previsti dall’azienda.

I dati di vendita

Secondo stime divulgate dalla società di ricerche di mercato Iri (non confermate né smentite dalla Ferrero, a fronte di una nostra specifica richiesta) sarebbero state vendute 27mila confezioni di Nutella Biscuits nel giro della prima settimana, oltre un milione nella seconda, e un milione e mezzo nella terza.
In totale 2,6 milioni di pezzi venduti, che (a prezzo di listino) implicherebbero un fatturato di 8 milioni di euro.
La società si aspettava di arrivare a quota 80 milioni nel giro di un anno, ma andando avanti di questo passo si potrebbero superare i 130 milioni. La velocità con la quale questo prodotto sparisce dagli scaffali è, secondo quando detto da Iri a Repubblica, 2,2 volte superiore a quello dei prodotti analoghi della stessa Ferrero.

Una strategia di marketing?

La carenza di offerta di Nutella Biscuits potrebbe essere una strategia di marketing deliberata? Secondo Giorgio Santambrogio, presidente di Distribuzione Moderna Adm, è assai improbabile che sia così. “È un prodotto che ha superato le previsioni”, ha dichiarato al Corriere, “la capacità produttiva non riesce a stare dietro alla richiesta.
Sono convinto che non sia una precisa strategia di marketing perché non conviene all’azienda, dato che creerebbe tensioni con la rete dei punti vendita, e produrrebbe solo un danno all’azienda”.