ROMA (WSI) – “A Mirafiori-Grugliasco si faranno le Maserati. A Melfi le 500 X e piccole Jeep. A Pomigliano le Panda. A Cassino il rilancio dell’Alfa. Mi impegno: quando il piano sarà a regime, la rete industriale italiana sarà piena, naturalmente mercato permettendo”.
E’ l’assicurazione fornita dall’ad di Fiat Sergio Marchionne in un’intervista a Repubblica in cui spiega che “con il tempo se non crolla un’altra volta il mercato, rientreranno tutti” gli operai italiani. Quanto al futuro dei singoli marchi del gruppo, Marchionne spiega che i tedeschi del gruppo Volkswagen l’Alfa Romeo “se la possono sognare e credo che la sognino infatti” perché “l’Alfa è centrale nella nostra strategia” ma il suo Dna “deve essere autenticamente tutto italiano, sempre, non potrà diventare americano”.
Ma, aggiunge, “basta anche con i motori Fiat nell’Alfa Romeo. Così come sarebbe stato un errore produrre il suv Maserati a Detroit: e infatti resterà a casa”. Riassumendo, “Fiat andrà nella parte alta del mass market, con le famiglie Panda e Cinqucento, e uscirà dal segmento basso e intermedio. Lancia diventerà un marchio soltanto per il mercato italiano, nella linea Y. La vera scommessa – conclude Marchionne – è utilizzare tutta la rete industriale per produrre il nuovo sviluppo di Alfa, rilanciandola come eccellenza italiana”.
L’operazione Chrysler “ha riparato Fiat e i suoi lavoratori dalla tempesta della “crisi italiana ed europea che non è affatto finita”. Detto questo, l’operazione con Veba per acquisire il 100% della Chrysler non rappresenta un danno per l’Italia, ma anzi è una possibilità di sopravvivere per l’industria dell’auto italiana “in un mercato dimezzato”.
La nuova società che nascerà dalla fusione tra Fiat e Chrysler, avrà un nuovo nome, ancora top secret e verrà quotata molto probabilmente a New York> . “Andremo dove ci sono i soldi, dove c’è un accesso più facile ai capitali”.
“Il mercato più fluido è quello americano, quello di New York” ma la decisione spetta al Consiglio di amministrazione. “Io sono pronto anche ad andare ad Hong Kong” ha precisato Marchionne.
La scelta di dove quotare la nuova società influenzerà anche la scelta della sede. “Lo decideremo anche in base alla scelta di Borsa”, ha precisato Marchionne, definendo la questione sede “di valore puramente simbolico ed emotivo” e portando ad esempio il caso di Cnh Industrial che ora ha sede in Olanda “ma la produzione e’ rimasta qui”.