Impresa

Fiducia imprese ai massimi da tre anni, ma nessuna traccia sul Pil

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ROMA (WSI) – Migliora con decisione a luglio il clima di fiducia delle imprese italiane con l’indice che torna ai massimi dall’agosto del 2011. La rilevazione dell’Istat mostra un indice a 90,90 punti rispetto a 88,20 di giugno. Il dato e’ sicuramente positivo nel complesso anche se una lettura piu’ approfondita mostra la conferma della fase di stagnazione del settore manifatturiero con un indice in lieve calo mentre migliora la fiducia delle imprese dei servizi di mercato, di costruzione, del commercio al dettaglio.

Il rafforzamento della fiducia e il miglioramento registrato nei giorni scorsi dell’indice PMI di luglio (l’indice dei direttori acquisti delle imprese) sembrerebbero indicare che anche l’economia italiana stia imboccando il sentiero della crescita dopo una prima parte dell’anno sostanzialmente stagnante con i consumi in costante regresso e una produzione industriale con trend altalenante. Anche il Fmi evidenzia un rallentamento dell’economia globale certificato dall’abbassamento delle stime per il 2014 a causa della frenata di USA e Eurozona mentre la Bce registra da mesi una ripresa debole e differenziata nell’area euro. L’Italia fatica a ritrovare la via della crescita e per ammissione dello stesso premier Matteo Renzi sara’ problematico che la locomotiva italica riesca a centrare per il 2014 la previsione del governo con un tasso di espansione dello 0,8%.

Uno slittamento del timing della crescita emerge anche dalla fotografia scattata dal consueto Rapporto di previsione AFO, redatto dall’ufficio analisi economiche Abi insieme agli uffici studi delle principali banche operanti in Italia. Per il 2014 l’economia italiana crescera’ marginalmente con un +0,3% per accelerare nel prossimo biennio con tassi di espansione dell’1,3-1,4%. Il miglioramento della fiducia a luglio delle imprese italiane potrebbe indicare un’inversione di tendenza che dovrebbe materializzarsi nel terzo trrimestre. Tuttavia da diversi mesi il costante recupero della fiducia non si riflette in una crescita del Pil come sottolinea Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma. ”E’ positivo il rialzo in luglio della fiducia delle imprese italiane – afferma – ma occorre tenere conto che le indagini campionarie segnalano da circa un anno un netto miglioramento del clima di opinione senza che cio’ si sia tradotto in una vera ripresa dell’attivita’ economica: rispetto a inizio estate 2013, la fiducia delle imprese e’ nel complesso aumentata di 12-15 punti percentuali, ma il PIL e’ rimasto stagnante”. Secondo l’economista ”nel complesso e’ un buon dato, ma data l’esperienza del passato e la perdita di spinta dell’industria da considerare con cautela”.

Per Paolo Mameli, senior economist del servizio studi di Intesa Sanpaolo, il miglioramento del clima di fiducia delle imprese italiane a luglio e’ ”coerente con una ripresa del Pil nel trimestre estivo dopo la sostanziale stagnazione vista nella prima meta’ dell’anno”. Mameli tuttavia rileva che i risultati dell’indagine di fiducia sono misti. Se l’industria, che era stato il primo settore a ”vedere” un miglioramento del tono congiunturale, sta perdendo slancio, viceversa si avvicinano alla ripresa i comparti che erano rimasti indietro e che per ora evidenziano o stagnazione dell’attivita’ (come i servizi) o ancora recessione (come le costruzioni); si confermano anche i segnali di recupero visti negli ultimi mesi per il commercio al dettaglio. E dal mondo del commercio, la Confesercenti legge il dato sulla fiducia come un segnale ”incoraggiante”, ma ”non privo di ombre, che va rafforzato e consolidato”. ”E’ ancora fin troppo evidente – analizza Confesercenti – il persistere di un clima di incertezza sul futuro. Ed e’ sintomatico l’atteggiamento solo apparentemente contradditorio delle imprese del commercio al dettaglio, per le quali si registra un miglioramento del giudizio sulle vendite sia, contemporaneamente, un peggioramento di quello sulle scorte e delle attese per il futuro. Non va dimenticato che il commercio si trova tuttora in una situazione di forte difficolta’, come testimoniano le oltre 26mila cessazioni di impresa avvenute nei primi sei mesi dell’anno. Discorso simile per il turismo, che ha registrato oltre 9mila chiusure da gennaio a giugno e un clima di fiducia in discesa”. (ASCA)