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FINANZA
& PALAZZO CHIGI: CREDIBILITA’ AI MINIMI

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(WSI) – Era previsto che il Dpef sarebbe stato vago e insufficiente a illustrare i provvedimenti chiave che dovranno essere presi con la legge finanziaria. Le attese sono state rispettate: il documento contiene alcune previsioni non chiaramente dimostrate e una serie di cenni a provvedimenti dei quali non risulta evidente l’articolazione e la consistenza. Se in un’impresa privata molto indebitata l’amministratore delegato non è in grado di presentare in tempo un piano di strategia economico-finanziaria a medio termine che sia comprensibile e condiviso dai suoi azionisti e creditori, deve dare le dimissioni. Ciò causa insonnie e patemi d’animo a dirigenti di rinomata competenza. Per i politici il «redde rationem» è meno severo e molto più lento.

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Gli obiettivi che la politica di bilancio italiana deve raggiungere in modo rapido e convincente sono importanti e difficili. I principali sono tre. Il primo è il rientro nei limiti del Patto di Stabilità con un percorso graduale ma credibile. Su questo fronte la difficoltà consiste soprattutto nel sostituire il gettito delle una-tantum con cui in questi anni si è impropriamente fronteggiata la crescita strutturale del disavanzo, insistendo nel dare al calo delle entrate dovuto alla cattiva congiuntura internazionale molta più colpa di quello che sarebbe stato corretto fare.

Il secondo obiettivo è la sostituzione almeno parziale di un’imposta rilevante e complessa come l’Irap, che ci viene contestata in sede internazionale ma che lo stesso governo ritiene inopportuna. Il terzo sono aiuti urgenti alla competitività delle imprese e al miglioramento del mercato del lavoro: riducendo il cuneo fiscale sui redditi e i costi del lavoro e riformando gli ammortizzatori sociali in modo da favorire la ristrutturazione industriale con un miglior trattamento della disoccupazione transitoria.

Se il governo non è in grado di approfittare del Dpef per preparare interventi concreti e fattibili in queste direzioni, non si può pretendere che l’opinione pubblica, i mercati e le istituzioni internazionali credano che sarà la Finanziaria a provvedere. La situazione politica e i tempi elettorali sono però tali che lo stesso problema va posto con la stessa impazienza e insistenza anche all’opposizione: se non è in grado di scrivere un Dpef e una Finanziaria ombra che siano altrettanto precisi e credibili di quelli che ci aspettiamo dalla maggioranza, non ha la credibilità per lanciare un’opa ostile sul governo del Paese. Magari il governo lo otterrà lo stesso, ma avrà difficoltà ad esercitarlo con efficacia.

La credibilità, che è cosa preziosa anche per l’educazione dei figli e la conduzione di un’impresa, è indispensabile per la politica economica. Se chi la formula è credibile comincia ad aver successo ancor prima che entrino in vigore i provvedimenti decisi. Se non c’è credibilità anche una buona misura rischia di impantanarsi nello scetticismo generale. Le tante cose annunciate, contraddittorie e poi non decise, le baruffe, le ironie, gli insulti che al loro stesso interno si sono a lungo permessi entrambi gli opposti schieramenti politici, ne hanno ridotto la credibilità ai minimi.

Occorrerà molto tempo per riconquistarla, ma potrà aiutare cominciare per tempo e sul serio un dibattito di buona qualità sulla prossima Finanziaria che per l’Italia è la più importante e delicata dopo l’adozione dell’euro.

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