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Finanza comportamentale: vince chi sfida la massa

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NEW YORK (WSI) – Hanno fra i loro adepti anche il guru di Wall Street, Warren Buffett. Loro sono Benjamin Graham e David Dodd. Se questi nomi vi dicono poco è perché sono gli autori di Security Analysis, un saggio pubblicato nel lontano 1934, che insegnava come guadagnare in Borsa: a detta di alcuni broker uno dei testi sugli investimenti più famoso del mondo. Eppure adesso i loro teoremi vengono messi in discussione.

La crisi ha incrinato anche questo mito perché – spiegano Kevin Simms, Chief Investment Officer di Value Equities e Joseph G. Paul, Chief Investment Officer-US Value Equities della societa’ di gestione Alliance Bernsteine – quei principi comportamentali su cui Graham e Dodd basavano la loro teoria del value investing, ossia dell’investimento basato sui titoli “value”, sono saltati.

Negli ultimi cinqui anni, infatti, chi ha seguito i loro consigli ha visto ridursi progressivamente i guadagni nel portafoglio di investimento. C’è un dibattito crescente su come sia possibile gestire il calo dei profitti nelle società e conseguire ritorni degli investimenti puntando su titoli quotati in borsa.

Ormai sono passati 80 anni da quanto la teoria ha visto la luce. Essa si basa fondamentalmente sull’acquisto di titoli al di sotto del loro valore intrinseco. Lo sconto rispetto al prezzo di mercato costituisce quello che Graham chiama “margine di sicurezza“.

Chi ha investito in passato seguendo i principi di questa teoria l’ha fatto per determinare se la reazione del mercato fosse o meno esagerata, cercando di individuare se un’azione data poteva o meno riconquistare terreno nel lungo termine, oppure se fosse rimasta intrappolata in una tendenza ribassista.

I seguaci di Graham e Dodd prendono alla lettera almeno tre considerazioni base. Regola numero uno: percepiscono la perdita di denaro con la stessa enfasi di quando invece riuscivano a guadagnare in Borsa.

Cercano di guardare oltre alla fase di ribassista che coinvolgeva un settore. Si concentrano sulle opportunità di breve termine, in quanto in tempi di crisi è più difficile fidarsi delle previsioni a lungo termine.

Queste regole sono rimaste valide per molto tempo, osservano nel blog Simms e Paul. E per quarant’anni hanno fatto levitare i rendimenti in portafoglio. Ma ora le cose sono cambiate. “Adesso che navighiamo nelle cattive notizie, con i mercati che hanno sbandato da una crisi all’altra, passando per picchi di volatilità molto alti, gli orizzonti temporali per investire sono diventati sempre più brevi”.

Come dire: ora non ci sono più regole, sono saltati tutti i codici comportamentali. Qualcuno nelle sale operative sottolinea che oggi vengono premiati gli investitori che sanno reagire e che sfidano le Borse e le masse con un pizzico di follia.

Il punto è che al di là della crisi è cambiato anche il contesto. I costi di negoziazione sono scesi mentre la tecnologia ha reso più facile comprare e vendere azioni sempre più rapidamente. E’ un altro mondo di quello in cui si trovavano ad operare Graham e Dodd, concludono i due esperti del gruppo di asset management Alliance Bernstein. Cambiano i tempi, cambia anche il modo di investire.