I volumi delle fusioni e delle acquisizioni in Europa, nella prima metà di quest’anno, è crollato a $326 miliardi (€385,1 miliardi), la metà delle fusioni e acquisizioni realizzate nello stesso periodo dello scorso anno.
Durante il secondo trimestre, il consolidamento del settore dei servizi finanziari e delle utilities ha spostato maggiori volumi di denaro rispetto all’anno scorso.
Accordi come l’acquisizioneAllianz Holdings–Dresdner Bank per $20 miliardi di dollari e E.On.–Powergen da $15,7 miliardi hanno portato un aumento del 6% rispetto al trimestre precedente.
Le prime tre banche d’investimento che si occupano di fusioni e acquisizioni in Europa sono Dresdner, con $105,2 miliardi di affari, Merrill Lynch & Co con $96,1 miliardi e UBS Warburg con $92,5 miliardi.
Goldman Sachs e Credit Suisse First Boston sono al quarto e al quinto posto, davanti a Rothschild, Deutsche Bank, J.P. Morgan Chase, Morgan Stanley Dean Witter e Schroder Salomon Smith Barney.
I volumi complessivi delle fusioni e delle acquisizioni nel secondo trimestre sono cresciute del 2% rispetto al trimestre precedente, con un valore di $456,9 miliardi.
Nei primi sei mesi la cifra complessiva si aggira intorno ai $905 miliardi, ben $1.000 miliardi in meno dello scorso anno.
Negli USA le fusioni e acquisizioni sono state pari a un volume di $380 miliardi, il 42% in meno rispetto all’anno scorso.
Il sistema di fusioni e acquisizioni è alterato, secondo gli analisti, dall’alta volatilità del mercato e da una certa dose di prudenza, sulla scorta del fatto che, in momenti delicati come questo, la fortuna aiuta i prudenti, non i coraggiosi.
È anche vero che alcune regole, che hanno di fatto impedito alcune fusioni, non aiutano. Nel caso di General Electric–Honeywell, sulla cui fusione è arrivato martedì il ‘no’ definitivo della Commissione Europea, il rischio secondo gli esperti era che le troppe concessioni che GE avrebbe voluto dare alla Commissione avrebbero reso il mercato degli aviogetti molto più incerto, anche per la forte spesa che GE stava per affrontare.
Sempre secondo alcuni analisti, esistono ancora molti margini perché entro la fine dell’anno qualche altra fusione vada in porto. Il settore farmaceutico e quello degli olii industriali sono due settori nei quali la propensione più forte è proprio la ricerca di partner e alleati: in questo trimestre diverse compagnie erano alla ricerca di soci, mentre sul fronte farmaceutico le grandi compagnie stavano cercando di guadagnare quote di mercato.
Ma anche in questo settore, il sistema rigido delle regole potrebbe creare degli ostacoli.
La neonata GlaxoSmithKline, ad esempio, fa sapere di non essere interessata ad altre fusioni in questo momento, considerata la lentezza con la quale la Commissione del Commercio della FED sta finendo di indagare sulla fusione della società, avvenuta lo scorso anno. Con questa incertezza, dicono alla Glaxo, meglio stare alla finestra e guardare cosa fanno i competitors.
Sembra una folla di ragazzini intorno a una piscina, commenta ancora un esperto: “L’acqua sembra calda, ma nessuno si butta. Appena qualcuno lo farà, saranno tutti in acqua”.