ROMA (WSI) – Cinque imprenditori di Ancona rovinati e una cinquantina di milioni di euro andati in fumo a causa dei derivati. Unipol, l’istituto di proprietà delle coop rosse, deve difendersi dall’accusa di avere fatto perdere una marea di soldi ai suoi correntisti per colpa dell’utilizzo non ortodosso di questi strumenti finanziari, tornati alla ribalta della cronaca dopo il recente scandalo del Monte dei Paschi di Siena.
La procura di Bologna ha già aperto da qualche giorno un fascicolo conoscitivo, dunque senza indagati, dopo che nel 2011 un giudice per le indagini preliminari aveva archiviato le stesse accuse contro l’istituto, portate avanti anche allora dallo studio legale Calvetti-Murgia di Treviso. Ma ora gli avvocati tornano a farsi sentire, forti di alcune perizie che darebbero loro ragione in sede civile, dove una causa è ancora aperta.
La vicenda la racconta in breve al Fatto quotidiano l’avvocato Sergio Calvetti: “Un gruppo di imprenditori ha sottoscritto un mandato alla Unipol. La banca ha investito in derivati, titoli tossici, senza però aver chiesto le autorizzazioni ai suoi clienti, nonostante questo fosse previsto nel contratto’’, spiega Calvetti.
Proprio l’assenza di autorizzazioni darebbe forza alle tesi dei legali: “Di 22 mila operazioni finanziarie effettuate da Unipol, solo 5 risultano registrate e dunque sottoscritte’’. Poi Sergio Calvetti spiega il dramma vissuto da alcuni di questi correntisti: “Uno di questi clienti che aveva 25 milioni di euro nel conto si è ritrovato con 42 milioni di perdite senza sapere niente di ciò che la banca aveva investito’’.
Dopo che per un certo periodo (in un caso addirittura dal 2002) i derivati avevano permesso di fare guadagni favolosi, dal 2007, secondo la denuncia dei legali, questi investimenti avrebbero iniziato a creare solo perdite per tutti e cinque gli imprenditori. “A fronte di risultati iniziali ‘positivi’, nel corso del 2007 la produttività degli investimenti era progressivamente diminuita – si legge nell’esposto – ma i dipendenti Unipol fino al settembre 2007 avevano tranquillizzato i clienti con ‘telefonate rassicuranti’ dicendo loro che la causa andava individuata nella ‘bassa volatilità’ e nel ‘periodo di flessione dei mercati’ ’’.
Dall’estate-autunno di quello stesso anno per i cinque imprenditori arriva il crac, “con successiva richiesta – dice la denuncia – di pagamento delle somme di denaro di cui la banca risultava creditrice’’.
Il procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini ha subito chiarito il lavoro dei magistrati: ‘’Sono giunti alcuni esposti da parte di azionisti ed è stato aperto un fascicolo conoscitivo delegando accertamenti preliminari alla Guardia di finanza’’. Nel fascicolo, assegnato al pm Giuseppe Di Giorgio, non sono state ancora formulate ipotesi di reato.
Unipol dal canto suo si difende: ‘’La società non ha nulla da aggiungere a quanto chiarito dal procuratore aggiunto di Bologna, in particolare circa la provenienza e la riconducibilità delle ipotesi di reato esclusivamente alle dichiarazioni formulate dai denuncianti’’.
Gli occhi sono ora puntati sulla riapertura della Borsa, lunedì. L’istituto di via Stalingrado precisa che nel caso in cui le affermazioni contenute nella denuncia ‘’dovessero indurre una scorretta informazione al mercato o recare danni di immagine per la reputazione della società, questa si tutelerà nelle sedi opportune’’.
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