ROMA (WSI) – Si è dovuto attendere 12 mesi ma finalmente i rapporti sulla Spending Review dell’ex commissario Carlo Cottarelli sono stati pubblicati.
Cottarelli, ex Fmi scelto dal precedente esecutivo guidato da Enrico Letta, ha fatto le valigie per divergenze e problemi di incomunicabilità con il governo Renzi.
La denuncia più forte all’interno del rapporto riguarda i finanziamenti nel mondo della politica. “Sono misteriosi e non accessibili molti dei flussi finanziari che rappresentano forme diverse di finanziamento del sistema della politica nel nostro Paese”. Da qui “l’esigenza della trasparenza e della massima fruibilità dei dati rappresenta ancora un obiettivo da raggiungere”.
Le analisi dei tecnici, da oggi messe online su un sito del governo dedicato, riguardano tutte le componenti possibili e immaginabili di spesa pubblica e scendono nel dettaglio dei costi e dei possibili tagli da attuare nel breve, nel medio e nel lungo periodo.
Alcune proposte sono state sposate da Cottarelli e sono state utilizzate come base per l’azione legislativa. Si vedano le iniziative sulle centrali di acquisto, la riforma dell’utilizzo degli immobili pubblici, la mobilità e la razionalizzazione dei corpi di polizia di cui si sta discutendo nella delega per la riforma della pubblica amministrazione e che potrebbe sancire la fine del Corpo Forestale.
Di costi della politica secondo lo studio effettuato dai tecnici è possibile tagliare sono più di 600 milioni di euro. Una proposta prevede l’addio ai piccoli comuni e la fusione di quelli al di sotto di una certa soglia di popolazione (3.000, 5.000 o 10.000 abitanti).
Il rapporto prevede anche la revisione della disciplina sui licenziamenti individuali nella pubblica amministrazione.
Il nuovo commissario incaricato di rivedere la spesa statale, Yoram Gutgeld, già consigliere economico di Palazzo Chigi e Renziano doc, ha detto che l’obiettivo per il 2016 sono tagli dell’ordine di 10 miliardi.
A Radio 204 Gutgeld ha detto che “lo faremo entro novembre di quest’anno per inserire il tutto nella legge di stabilità”. L’obiettivo serve “per assicurare di poter eliminare del tutto le clausole di salvaguardia”.
(DaC)