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Fine droghe monetarie: è fuga dai bond emergenti

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I bond e i fondi obbligazionari dei mercati emergenti hanno vissuto una prima parte dell’anno da ricordare, con flussi record in entrata e ritorni da investimento elevati. Il periodo d’oro sta per volgere a conclusione, tuttavia, con la fine delle droghe monetarie e della liquidità illimitata che rischia di pesare soprattutto sui titoli obbligazionari a maggiore rischio.

Con la Bce che si appresta ad avviare una strategia di normalizzazione della politica monetaria e presto anche un tapering, ossia una riduzione della mole, del programma di Quantitative Easing mentre la Federal Reserve dovrebbe presto accelerare il ciclo di rialzo dei tassi di interesse e ridurre il bilancio monstre da 4.500 miliardi di dollari, i rendimenti dei mercati obbligazionari europei e americani sono destinati a risalire e quindi fare concorrenza a quelli emergenti, che però vengono ritenuti meno sicuri.

In parte lo si è già visto giovedì e venerdì scorso con una pioggia di vendite che ha colpito i mercati dei bond occidentali. Il sentiment sui mercati emergenti continuerà a deteriorarsi. I fondi comuni dei Bond emergenti hanno registrato la fuoriuscita di investimenti più consistente di sempre (vedi grafico sotto).

Nell’ultima settimana gli investitori hanno ritirato ben $826,8 milioni dai fondi comuni dei Bond emergenti, la somma più alta della storia di un mercato da 11,5 miliardi di dollari. Il debito delle nazioni in via di Sviluppo e delle loro aziende ha perso più dell’1% dal 26 giugno, la data in cui il costo del denaro in Usa ed Europa hai iniziato a crescere.

Nel consigliare di investire in azioni più che in Bond, pur stando attenti sempre a diversificare per ridurre i rischi, gli analisti di Anima hanno scritto nel report di luglio che conviene restare molto cauti quando si tratta di investire nei bond dei mercati emergenti.