Economia

Finlandia, economia KO. La condanna: “l’errore è stato aderire all’euro”

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ROMA (WSI) – La Finlandia non avrebbe mai dovuto aderire all’euro. Forte e chiara è la condanna che arriva da Timo Soini, leader di uno dei tre partiti membri della coalizione di governo, il partito anti-immigrazione The Finns.

Soini ha affermato che, se non fosse stata per l’adesione all’Eurozona, la Finlandia avrebbe potuto risolvere la forte crisi che sta vivendo, ricorrendo alla svalutazione della propria moneta. L’ex ministro finlandese degli Esteri è già passato dalle parole ai fatti, e al momento sta raccogliendo firme allo scopo di costringere il governo a indire un referendum sull’appartenenza all’Eurozona del paese.

Stando a quanto riporta Bloomberg, dai sondaggi emerge che il sostegno all’euro, in Finlandia, è ancora forte. E’ vero comunque che aumenta il numero di coloro che ritengono che entrare nell’area euro sia stato davvero un cattivo affare.

Soini – che deve il suo successo nell’arena politica proprio all’euro-scetticismo – ha precisato in un discorso tenuto a Helsinki che il problema è che “la Finlandia è paese membro dell’Eurozona”, ma non solo. Non sono mancate critiche alla stessa impalcatura dell’Unione europea, accusata di aver messo a rischio la sicurezza della Finlandia consentendo ai rifugiati di entrare nel paese.

Forse la morte di Schengen non sarà proclamata. Ma probabilmente (il trattato) non sarà più rispettato. Se non sarà più possibile riuscire a gestire il flusso di richiedenti asilo in Grecia, o in qualsiasi altro paese, allora gli stati agiranno per riprendere il controllo della situazione”.

Lo stesso governo finlandese ha calcolato intanto che, vista l’impossibilità di fare ricorso all’opzione della svalutazione della moneta, la Finlandia dovrebbe abbassare il costo del lavoro fino a -15%, per poter stare al passo, in termini di competitività, con paesi come Svezia e Germania.

La crisi del paese continua. La Commissione europea prevede che la Finlandia si confermerà l’economia Ue più debole entro il 2017, con il Pil che crescerà a un ritmo inferiore alla metà di quello della Grecia.