Finmeccanica, Guarguaglini si difende: “Niente fondi neri, ne’ in Italia ne’ all’estero”
Il presidente di Finmeccanica, Piefrancesco Guarguaglini, smentisce qualsiasi coinvolgimento, suo e della moglie Marina Grossi, amministratore delegato della controllata “Selex Sistemi integrati”, nell’inchiesta sui presunti fondi neri del gruppo aerospaziale e della difesa. “Ieri sera”, osserva il top manager al Tg5, “il procuratore di Roma, dottor Ferrara, ha smentito che ci sia un’inchiesta su Finmeccanica per quanto riguarda fondi neri su me e mia moglie. Io avevo gia’ dichiarato precedentemente che Finmeccanica non ha assolutamente fondi neri, ne’ in Italia ne’ all’estero”. (AGI)
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Il presidente di Finmeccanica, Piefrancesco Guarguaglini, smentisce le notizie che lo vogliono coinvolto, con la moglie Marina Grossi, amministratore delegato della controllata “Selex Sistemi integrati”, nell’inchiesta sui presunti fondi neri del gruppo aerospaziale e della difesa. “Ieri sera – ha detto il top manager in un’intervista al Tg5 – il procuratore di Roma, dottor Ferrara, ha smentito che ci sia un’inchiesta su Finmeccanica per quanto riguarda fondi neri su me e mia moglie. Io avevo già dichiarato precedentemente che Finmeccanica non ha assolutamente fondi neri, né in Italia né all’estero. Quindi confermo oggi quanto comunicato ieri mattina a Finmeccanica”.
Quanto ai presunti contatti con il faccendiere romano Gennaro Mokbel, in carcere per l’inchiesta sul riciclaggio, Guarguaglini precisa: “Io non l’ho mai visto né conosciuto, e quindi ripeto che Finmeccanica non ha mai avuto a che fare con Mokbel”. Guarguaglini inoltre avverte: “Capisco che i giornalisti hanno bisogno di notizie, però vorrei confermare che queste notizie fanno un danno enorme a 42mila famiglie e se uno ci mette accanto a queste anche i fornitori si può parlare di 150 mila famiglie italiane. Credo che prima di dichiarare certe cose bisognerebbe verificare presso le Procure quanto c’è di vero e quanto c’è falso”.
Il presidente di Finmeccanica spiega infine al Tg5 che “in America abbiamo molte attività. Uno, perché Drs, che è la nostra società controllata al 100% fattura negli Stati Uniti circa 4 miliardi di dollari, quindi ha contratti in continuazione; due, perchè Augusta vinse a suo tempo la gara dell’elicottero presidenziale che è stata annullata. Ora la gara si rifarà, Agusta ci riparteciperà e quindi per noi -conclude – è una gara importantissima”.
In una successiva intervista al Tg1, il manager Finmeccanica ha smentito inoltre ogni ipotesi di uscita anticipata dall’azienda, prima della scadenza naturale del suo mandato (primavera 2011): “Non ci penso proprio. Io lavoro”.
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Caso Finmeccanica, tre indagati. Rogatorie internazionali sui fondi neri.
La Procura di Roma a caccia di fondi neri: nel mirino gli affari del faccendiere Mokbel. Sarà ascoltato l’ex senatore Di Girolamo.
di ELSA VINCI e MARIA ELENA VINCENZI
(WSI) – Le mani di Mokbel su Finmeccanica: tre indagati e rogatorie internazionali, la procura di Roma a caccia di fondi neri. L’affarista romano è il primo a venire iscritto nella nuova inchiesta per riciclaggio, aperta da Giancarlo Capaldo per approfondire il sodalizio con un consulente dell’azienda leader in alte tecnologie, Lorenzo Cola, uomo vicino al presidente Pierfrancesco Guarguaglini. Dalle intercettazioni raccolte nell’indagine sulla frode che ha coinvolto Fastweb e Tis, emerge che nel 2007 Gennaro Mokbel ha investito otto milioni di euro, con un operazione “estero su estero”, nella Digint, partecipata al 49% da Finmeccanica. Il pm ha avviato rogatorie in Europa e negli Stati Uniti. L’obiettivo è trovare traccia degli otto milioni versati per l’acquisto delle quote Digint. Ieri un vertice tra magistrati e il comandante del Ros, Giampaolo Ganzer.
“Ahò, sò cinque mesi che avemo tirato fori li sordi e nun avemo visto ‘no straccio de contratto”, dice Mokbel a metà febbraio del 2008. E l’ex senatore del Pdl Nicola Di Girolamo invita alla calma: “Abbiamo costruito questa holding con i crismi e secondo i dettami che avevamo concordato. E’ quella che consentirà a tutti di fare il salto di qualità. E’ ineccepibile, tecnicamente perfetta, è lo strumento più asettico e qualificato per sedersi a qualsiasi tavolo. Attraverso quest’operazione di Finmeccanica, che è il fiore all’occhiello che potremo rivenderci domani mattina… Che solo una holding del genere potevi entrare in Finmeccanica. Anzi addirittura Finmeccanica ha chiesto una partecipazione attraverso un fondo lussemburghese”.
Il gruppo di Mokbel pensava di ricavare 500 milioni di euro dalla cessione di Digint a Finmeccanica. Ed è in questo quadro che gli inquirenti collocano la visita che, il 6 maggio 2008, Marco Toseroni e un avvocato fanno negli uffici romani del colosso pubblico, “per incontrare il direttore generale Zappa e meglio definire i rapporti strategici”. Finito l’incontro, Toseroni informa Di Girolamo, che presto sarà interrogato.
Anche Mokbel parlando con un amico afferma: “Ieri sera sono stato a cena con uno dei tre capoccioni di Finmeccanica. Lui però vive in America, a Washington. E’ quello che ha firmato l’accordo da sei miliardi sugli aerei negli Usa”. Incontro smentito dall’azienda. I contratti per riempire la Digint però non arrivano e, il 9 giugno del 2008, Mokbel scopre nel suo ufficio ai Parioli le cimici lasciate dagli investigatori. Decide così di far saltare l’affare. Le notizie sull’inchiesta provocano lo scivolone di Finmeccanica in Borsa, che ieri ha registrato meno 3,19%.
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Acquisizioni e insider trading, spunta una nuova pista Usa
Il ruolo di Cola e i rapporti con la famiglia Guagliarini. Occhi puntati sull’acquisto nel 2008, per oltre 3 miliardi di euro, della Drs Technologies, terza industria militare più importante del mondo.
di CARLO BONINI
(WSI) – In principio, il 2005, furono gli elicotteri del Presidente George W. Bush (una commessa da 6 miliardi di dollari, cresciuta fino a 13, per poi essere annullata da un Barack Obama appena insediato). Ma poi venne dell’altro. E che altro. Una seconda, cruciale acquisizione di Finmeccanica sul mercato statunitense che entra ora nell’orizzonte dell’inchiesta sui fondi neri all’estero. Perché, come la prima, ha le stimmate di Lorenzo Cola, il “facilitatore” in tre continenti (Asia, Africa, Nord America) del presidente e amministratore delegato di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini, il “consulente” che sappiamo commensale e socio in affari del “nero” Gennaro Mokbel. Parliamo dell’acquisizione della “Drs Technologies Inc”. E di un anno, il 2008, in cui alla banda Mokbel vengono aperte le porte della terza industria militare più importante al mondo.
La “Drs Technologies Inc.”, con sede a Parsippany, in New Jersey, è uno dei principali contractor della Difesa americana (10 mila dipendenti e un fatturato che viaggia sui 3 miliardi di dollari l’anno). Quotata alla borsa di New York, produce e sviluppa sistemi d’arma e di elettronica destinati all’esercito statunitense e all’intelligence. E in quel 2008, Finmeccanica la compra per 5 miliardi e 200 milioni di dollari (3 miliardi e 400 milioni di euro). La cifra è molto importante. Ma ancora più importante è che, per la prima volta nella storia americana, una società strategica nel comparto della Difesa e dell’intelligence viene acquisita da una azienda europea. Lorenzo Cola è della partita. Ma con quale ritorno? E a fronte di che tipo di lavoro? E soprattutto: cosa e chi si muove intorno a quell’operazione?
È un fatto, magari solo una curiosa coincidenza, che sul “merge” Finmeccanica-Drs, la Sec, nel maggio del 2008, avvia un’azione per insider trading nei confronti di un giovanissimo ingegnere meccanico guarda caso italiano: tale Cristian De Colli, 28 anni, per giunta residente a Roma. E che il 22 ottobre di quell’anno, il giudice distrettuale del Southern District di New York, Paul A. Crotty, condanna De Colli a restituire il gruzzolo che ha portato a casa trafficando sul titolo Drs (ha comprato azioni ordinarie e opzioni call) prima della acquisizione di Finmeccanica grazie a informazioni privilegiate di cui “non vuole o non può – si legge nella sentenza americana – indicare la fonte”. Parliamo di due milioni e 600 mila dollari. Vale a dire, i 400 mila che il ragazzo ha investito per comprare titoli Drs (una somma consistente per un ventottenne) più i 2 milioni e 200 mila che ha realizzato di plusvalenza rivendendoli a fusione avvenuta. Non esattamente un colpo da dilettante.
Ma torniamo a Lorenzo Cola. Nel suo comunicato di ieri, Finmeccanica del suo consulente e “facilitatore” non fa alcuna menzione. Resta, in questa storia, un convitato di pietra. Che tuttavia, si scopre ora, lavorava anche per la signora Guarguaglini. Come spiegano oggi fonti qualificate vicine all’azienda, Cola non era infatti di casa soltanto negli uffici di piazza Montegrappa, a Roma (la sede di Finmeccanica), ma anche in quelli della “Selex sistemi integrati”, controllata Finmeccanica, di cui Marina Grossi, moglie di Guarguaglini, è amministratore delegato dal 2005. “Il suo contatto in azienda – aggiungono le stesse fonti – è stato ed è il vicedirettore della società, Letizia Colucci. Ma i rapporti con i Guarguaglini sono diretti, familiari, e arrivano anche a una delle figlie”.
Dicono che Cola eviti da qualche tempo l’Italia e abbia scelto il sud della Francia come residenza europea quando non è a Washington. È facile immaginare che i suoi conti esteri, ammesso non siano già stati individuati e abbiano dunque già “parlato”, possano dire molto della sua rete di rapporti, del suo lavoro. Certo, il suo legame con i coniugi Guarguaglini e il suo ruolo cruciale nelle operazioni di Finmeccanica negli Stati Uniti si confermano uno dei punti di faglia di questa storia. A tal punto che, ieri sera, più di una fonte vicina all’azienda riferiva che Marina Grossi stia pensando in queste ore alle dimissioni.
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