In un mondo finanziario sempre più digitalizzato, gli sportelli bancari come li conosciamo oggi sono destinati a scomparire, mentre le carte di credito hanno una aspettativa di vita molto più lunga.
È l’opinione di Sandro Camilleri, AD di Matica Technologies, che in un’intervista a Wall Street Italia ha discusso dei trend principali in atto nel settore FinTech, dei pagamenti digitali in fermento, delle sfide rappresentate dalla tutela della sicurezza e delle prospettive di crescita del gruppo dai lui guidato, uno dei principali al mondo nel campo delle emissioni di carte di credito e di carte di identità.
Sportelli bancari scompariranno, non le carte di credito
Tra le tendenze principali che si possono riscontrare nel settore dei pagamenti elettronici, il top manager ha citato la tecnologia biometrica, che “sta assumendo un ruolo sempre più importante”, specie nella sua declinazione nel riconoscimento facciale.
Un altro trend evidente che si sta evolvendo di pari passo con la biometria, è la digitalizzazione e automazione delle tradizionali società del credito. Gli sportelli bancari stanno via via sparendo, con le banche impegnate a ridurre il numero di filiali e ad apportare tagli al personale allo sportello.
Sempre sul tema dei pagamenti digitali, Camilleri sottolinea che in alcune regioni la rapidità con la quale vengono adottati è impressionate. In Asia per esempio il mobile payment “è già una realtà”. “Se ieri si pagava in un certo modo” oggi le modalità sono cambiate e siamo in un mondo in cui bisogna identificarsi: “questo è il trend dei prossimi 3-5 anni“.
In Cina, dove la popolazione è relativamente più giovane e abituata ai pagamenti digitali, le operazioni di trasferimento del denaro sono spesso eseguite via smartphone. L’Europa, da parte sua, “è come al solito” in ritardo. Ma, grazie anche ai progressi sia lato domanda sia da quello dell’offerta in America, il mercato delle carte di credito è destinato a rimanere in salute.
“A dispetto di quello che si pensi, non prevedo almeno nei prossimi 3-4 anni che le carte di credito scompariranno“. Quello che già capita invece è che “le banche stanno automatizzando gli sportelli bancari”, che stanno diventando “sistemi multi funzione dove il cliente può fare tutto: pagare bollette, ricarica del telefono, emettere documenti – in questo caso una carta – con addirittura la fotografia del proprio cane o del proprio figlio”.
Pagamenti digitali, la sicurezza è il tema cruciale
La richiesta di apparecchiature che vanno istallate all’interno di questi apparecchi è “enorme” e ha sorpreso Matica. Di conseguenza il gruppo, fondato a Milano nel 1992 con il nome di Matica System, sta riscontrando una crescente richiesta di apparecchiature e macchine sofisticate che vadano incontro ai nuovi trend in atto. “I pagamenti digitali sono in fermento e il fattore importantissimo è la sicurezza della transazione”.
“Il problema non è il pagamento, ma rendere sicure la transizioni” e su questo aspetto “ci sarà ancora da lavorare”. “Non vedo sparire la carta di plastica, vedo dei documenti sempre più sofisticati, tipicamente i chip che saranno ormai dotati di memorie pazzesche, dentro i quali ci saranno una serie dati tra cui il modo di far si che le transazioni siano sicure”.
Garantire la sicurezza delle transazioni al 100%, tuttavia, è de facto impossibile. Quello che cerca di fare Matica, allora, è “rendere la transazione la più sicura possibile”. Nei prossimi cinque anni dal punto di vista industriale l’azienda internazionale punta su identificazione e sicurezza delle transazioni: “Pensiamo di arrivarci con sistemi sofisticati come la biometria”.
Per arrivarci “ci sono sistemi che vanno da software estremamente sofisticati alla biometria a device che fanno si che ci siano delle barriere” quando uno cerca di accedere a documenti bancari o sensibili. “Quello della sicurezza è un argomento molto delicato e proprio per questo motivo bisogna essere il più possibile concreti quando lo si affronta”.
“Spaventa il tema della privacy“, dice Camilleri, sottolineando che se si vuole ottenere la maggiore sicurezza, bisogna fare concessioni da questo punto di vista. “Se si difende troppo la privacy, però, poi ci sono altri rischi, come quello di dover fronteggiare altri problemi per la sicurezza “non da poco”, “come il terrorismo e l’immigrazione“.
Una cosa è sicura: la crescente domanda per una maggiore sicurezza e affidabilità delle carte (di identità, Nano SIM e Micro SIM e non solo di credito) sta facendo bene al mercato in cui Matica opera. Secondo i calcoli di Persistence Market Research, il mercato delle stampanti di carte di identità, che si stima avesse un valore complessivo di 4 miliardi di dollari l’anno scorso, è destinato ad ampliarsi a quasi 6 miliardi e 100 milioni nel 2025, con un tasso di crescita CAGR del 5,6% durante il periodo oggetto delle previsioni (2017-2025).
Obiettivo: crescita a doppia cifra
Nel 2017 il gruppo Matica Technologies, che in Italia ha sedi a Novara (con la divisione di ricerca e sviluppo Matica Electronics S.r.l) e a Milano, è stato giudicato dal magazine americano CIOReview uno dei 20 fornitori di di soluzioni per i pagamenti digitali più promettenti al mondo e l’azienda punta una crescita a doppia cifra nell’esercizio attuale.
In termini di risultati, l’intenzione dell’azienda, operativa su scala internazionale, è quella di rispettare l’obiettivo per una crescita a doppia cifra su margine e fatturato. “Nel nostro settore sono numeri importanti” e a giudicare dalla trimestrale “siamo abbastanza in linea con una crescita a doppia cifra. Era e rimane il nostro obiettivo”.
Sul piano geografico, quasi la totalità del fatturato viene generato con l’estero. In Europa Matica Technologies è presente in Francia e in Germania (a Monaco), ma è grazie all’esposizione in Cina, a Singapore, a Hong Kong, negli Usa e negli Emirati Arabi Uniti che il gruppo riesce a raggiungere migliaia di clienti, cui fornisce soluzioni tramite una rete di rivenditori certificati, distributori di valore aggiunto e partner di integrazione.
Matica punta decisamente sull’Asia
Camilleri fa presente che sono gli Stati Uniti, per le loro caratteristiche, e l’Asia, per le sue potenzialità, a rappresentare chiaramente i due mercati dove Matica Technologies investe e “continuerà anche a crescere”. “Non a caso abbiamo due filiali in Usa e tre in Asia”, ricorda l’AD.
Sul tema dei pagamenti digitali, sono i due mercati in cui Matica vuole espandersi, “magari guardando anche a qualche realtà che ci dia la possibilità di acquistare valore“.
A livello di domanda “siamo molto forti negli Stati Uniti, che rappresentano una fetta importante del fatturato”. Ma le maggiori potenzialità si trovano probabilmente in Asia: “Vogliamo fare diventare l’Asia il nostro secondo mercato di riferimento in tempi molto rapidi“, annuncia il presidente e CEO di Matica.
“Puntiamo decisamente sull’Asia, è un grosso mercato insieme agli Usa come dimostra la nostra presenza nel territorio con due filiali in Usa e tre in Asia. Sul tema dei pagamenti digitali, “sono i due mercati dove Matica investe e continuerà a crescere”.
L’Europa merita un capitolo parte, perché lì al contrario di Usa e Asia “si investe poco” ed è per questa ragione che Matica in questa area “è meno forte”. Le ragioni sono diverse, ma principalmente dovute all’eterogeneità del continente. Rispetto all’Asia, il processo evolutivo verso i pagamenti digitali in Europa va più a rilento, perché ci sono 27 diversi paesi con i loro standard che devono mettersi d’accordo. Pertanto il processo per trovare una piattaforma comune è complesso.
Blockchain: un investimento troppo costoso
Altrettanto complicato e lungo appare il processo che potrebbe portare all’adozione dei sistemi blockchain nel mondo FinTech e nel campo dei pagamenti elettronici, anche per quanto riguarda le operazioni effettuate direttamente su dispositivi portatili.
Due sono gli esempi citati dal manager: quello della Cina, dove di fatto “si sono creati un formato loro”, in cui un player o due si occupano di pagamenti digitali. “Hanno creato un ecosistema personalizzato, con tanto di blockchain, e stanno cercando di esportarlo”. Dall’altra parte ci sono gli americani, che hanno “una struttura, un sistema molto più aperto”.
Secondo Camilleri la tecnologia blockchain – il libro mastro decentralizzato alla base delle criptovalute che punta a rendere più sicure e veloci le transazioni di denaro e rivoluzionare altri settori dell’economia reale come supply chain e industria automobilistica – ha delle potenzialità evidenti, ma prima vanno risolti i problemi dal punto di vista regolatorio e legislativo.
“Quello sulla blockchain è un investimento enorme, ma non lo vedo ancora come uno standard tecnico”. Ci vorrà “almeno un decennio di tempo”. Il problema non è la tecnologia, ma mettere a posto legislazioni dei vari governi con le tecnologie a disposizione.
Quotazione in Borsa solo quando sarà il momento
Alla domanda su una eventuale idea di quotarsi in Borsa, Camilleri ha spiegato che “ci abbiamo pensato”, “abbiamo anche ricevuto delle offerte in Italia” nel recente passato, ma che si tratta di un processo complicato che richiede un’attenta analisi dei pro e dei contro, visto il contesto di elevata incertezza.
“È una delle cose che ci piacerebbe fare, ma aspettiamo il momento propizio” e “soprattutto aspettiamo di capire come si evolvono alcune situazioni macroeconomiche”. A parte gli Stati Uniti, “che continuano a tirare in modo impressionante”, in altre aree è difficile fare previsioni.
“Il clima in Italia è un clima di incertezza“, dice Camilleri non nascondendo una certa delusione per come si stanno evolvendo le cose sotto il profilo legislativo ed esecutivo. “L’Italia aveva incanalato un percorso corretto, tra una legge carina e delle facilitazioni importanti”, cone le “banche di investimento che cominciavano a essere molto attive”, fa notare il manager con toni velatamente di rimprovero verso il governo attuale.
Anche nel cielo d’Europa si intravedono nubi all’orizzonte: “le condizioni macroeconomiche cambiano talmente velocemente che non è facile” poter prendere delle decisioni, dice Camilleri citando le incertezze legate alle trattative tra Londra e Ue sulla Brexit, che costituiscono per chiunque voglia fare investimenti un “bel punto di domanda“.