Roma – Il plebiscito che la Fiat si attendeva a Pomigliano lo scorso giugno, e’ arrivato dalla roccaforte della Fiom, dalla ex Bertone di Grugliasco, dove il sindacato guidato da Maurizio Landini, detiene la maggiornza degli iscritti.
Scontata la vittoria del si’ dopo Pomigliano e Mirafiori, meno scontato un risultato cosi’ netto a favore dei si’, che sono stati 886 (88,8 per cento) su 1011 votanti al referendum che si e’ tenuto ieri e oggi. Solo 111 i voti contrari.
Un risultato che e’ arrivato dopo il colpo di scena di ieri, quando le Rsu della Fiom, a ridosso della consultazione, hanno invitato gli operai riuniti in assemblea a votare a favore del piano di rilancio proposto da Fiat, in contrasto con la linea della segreteria nazionale dei metalmeccanici della Cgil.
Ha prevalso la salvaguardia del posto di lavoro, in una fabbrica ormai ferma da circa 6 anni. Ha prevalso il messaggio comparso nei giorni del braccio di ferro tra Fiat e Fiom su uno striscione bianco, privo di insegne sindacali, sui cancelli della fabbrica di Grugliasco: “Vogliamo lavorare”. Gli anni di cassa integrazione e le incertezze per il futuro, con l’ad Sergio Marchionne che prospettava di produrre la Maserati anche all’estero, sono stati piu’ convincenti di chissa’ quante assemblee.
E cosi’ la Fiat incassa dai lavoratori il terzo si’ consecutivo su Fabbrica Italia e il primo, anche se con qualche distinguo e mugugno, dalle Rsu della Fiom. Un si’ che pero’ non pone fine al braccio di ferro tra Marchionne e la Fiom, visto che i metalmeccanici della Cgil hanno promesso nei giorni scorsi battaglia legale sull’accordo di Pomigliano.
Quel che e’ certo ora e’ che il Lingotto conferma in presenza della firma di un accordo la volonta’ di dare il via libera all’investimento. Sul piatto mette oltre 500 milioni di euro per portare il blasonato tridente della Maserati a Grugliasco.
E cosi’ dal secondo semestre 2012 dai cancelli della ex Bertone dovrebbero uscire 50 mila Maserati all’anno, un nuovo modello di berlina, che garantira’ il posto di lavoro a 1.100 addetti circa, in cassa integrazione dal 2005.
La palla passa al mercato e se le auto avranno successo l’ex Carrozzeria di Nuccio Bertone rivedra’ gli antichi fasti.
Roma – Allo stabilimento ex Bertone si vota su Fabbrica Italia: la svolta delle tute blu della Cgil in contrasto con la segreteria nazionale. Ora la Fiom in fabbrica suggerisce di dire “sì” a Marchionne.
Dire “sì” al padrone, a Sergio Marchionne, per non sentirsi dire “no” dai propri lavoratori-iscritti: questa la situazione paradossale nella quale sembra trovarsi oggi la Fiom, la federazione dei metalmeccanici della Cgil. Ieri mattina infatti, nel corso dell’affollata assemblea dei lavoratori allo stabilimento dell’ex Carrozzeria Bertone di Grugliasco (Torino), dove i dipendenti sono chiamati a votare fino alle 18 di stasera sul piano di investimento proposto da Fiat, i delegati di fabbrica della Fiom hanno invitato i lavoratori a votare “sì” al referendum.
“Sì”, quindi, ai 500 milioni di euro di investimento promessi da Marchionne per portare la produzione della Maserati a Bertone, ma “sì” anche ai nuovi ritmi di lavoro e alle sanzioni anti assenteismo; “sì” alla clausola di responsabilità che vieta lo sciopero contro l’intesa concordata con il datore di lavoro, etc. Ma cosa è cambiato rispetto alle consultazioni precedenti, ritenute “illegittime” a Pomigliano come a Mirafiori, e dopo che gli stessi delegati Fiom a Mirafiori avevano costituito comitati per il “no” al contratto proposto da Marchionne? Pino Viola, storico esponente Fiom delle Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) di Bertone – “un Cipputi al quadrato” lo definisce chi conosce lo stabilimento – ha così motivato l’indicazione di voto: “I lavoratori delle carrozzerie sono sottoposti a un evidente ricatto, ma non si devono dividere. Non possiamo accettare che la Fiat scarichi la responsabilità di fare l’investimento sui lavoratori”.
Ieri mattina poco dopo le 10, mentre spiegava ai lavoratori le ragioni del “sì”, Viola aveva accanto a sé Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, “duro” per eccellenza, “signor no” per i suoi critici. Landini non è stato colto di sorpresa; la Fiom a Grugliasco conta sulla maggioranza assoluta tra i lavoratori sindacalizzati, oltre che sulla maggioranza del voto di fabbrica che elegge le Rsu: “All’ex Bertone non accade nulla che Fiom non sappia”, si dice. E allora perché la segreteria della Fiom continua a dire che “il referendum è illegittimo”, mentre i suoi rappresentanti in fabbrica chiedono di votare sì e assicurano che rispetteranno la volontà dei lavoratori? Landini definisce quello di Viola e colleghi un atto di “legittima difesa”, e aggiunge: “Come Fiom rispettiamo la posizione delle Rsu”. Per sintetizzare la linea del vertice: la posizione Fiom è sempre la stessa; ma “la situazione” è cambiata rispetto a Pomigliano e Mirafiori.
Per il segretario torinese della Fim-Cisl, Claudio Chiarle, il “sì” al referendum delle Rsu “è una svolta importante da sostenere”, ma una posizione “in palese contrasto” con la Fiom nazionale. Rincara la dose Eros Panicali, responsabile Auto della Uilm: “E’ positivo che i delegati di fabbrica della Fiom si siano espressi sul voto e che lo abbiano fatto in modo positivo. Le dichiarazioni della Fiom erano inevitabili, non era pensabile che potesse cambiare posizione visto come ha estremizzato la vicenda da Pomigliano in poi”. Crepe nella Fiom si sono iniziate a vedere già nel pomeriggio, mentre fonti sindacali annunciavano già raggiunto il quorum per il referendum (con il voto di oltre la metà dei 1.100 lavoratori dello stabilimento): “La scelta della Fiom di non combattere come a Pomigliano e a Mirafiori contro l’illegittimità del referendum è grave – ha detto Sergio Bellavita, segretario nazionale delle tute blu della Cgil – al di fuori dei deliberati del Comitato centrale sulla vertenza Fiat”.
Da qui la richiesta di di convocare urgentemente il Comitato centrale: “Una richiesta legittima, perché siamo di fronte a una novità nella posizione della Fiom”, dice al Foglio Fausto Durante, capo della minoranza interna riformista: “Però se questa dei lavoratori dell’ex Bertone è ‘legittima difesa’, come dice Landini e come anch’io credo, era ‘legittima difesa’ pure quella di Pomigliano e Mirafiori”. Per questo Durante conferma la proposta già avanzata per gli altri stabilimenti: “Firma tecnica sull’accordo per gestire la situazione dall’interno”.
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Roma – Per il segretario generlae della Fismic Roberto di Maulo “la scelta della Fiom di procedere ai ricorsi e’ suicida”. Questo il commento a caldo della decisione del giudice del Tribunale del Lavoro di Torino di rigettare, perche’ illegittima, la richiesta di articolo 28 da parte della Fiom riguardo alla disdetta del Contratto nazionale collettivo di lavoro dei metalmeccanici del 2008.
“La scelta operata dalla segreteria nazionale Fiom di ricorrere alla magistratura e di abbandonare la via della contrattazione – prosegue Di Maulo – e’ una scelta suicida del sindacato e rinnega tutta la storia della Cgil da Di Vittorio a Trentin.
Invece di preparare lo sciopero generale – afferma il leader Fismic – la Cgil dovrebbe fare i conti in via definitiva con la linea estremistica della Fiom che porta il piu’ grande sindacato italiano ai margini dello scenario sindacale e politico”. (Agi)