ROMA (WSI) – Rumore. Ancora Rumore. Non so voi ma quando tento di scorrere le notizie di politica italiana provo sempre questa sensazione di fastidio dentro la testa: parole, chiacchere, dichiarazioni la cui sostanza è prossima allo zero assoluto. Ogni tanto spunta un Giovanardi qui e un Razzi di là, tanto per creare note di colore sopra un dibattito che è nella sostanza rumore di fondo e basta.
Se vuoi capire le ‘informazioni’ più che le ‘notizie’ le devi cercare e sul web sono molte, talvolta anche qui solo come inutile riflesso di quelle dei media, e poi ci sono i libri.
Nel chiacchericcio sulle innumerevoli riforme fatte, da fare, che vedranno la luce, e che ‘Dio ce la mandi buona’, viste le premesse, ci sono quelle del Fiscal Compact e, prossimamente, quelle del ERF (il Fondo di Redenzione Europeo). Cerchiamo di capire con l’ausilio del Prof. Antonio Maria Rinaldi [1] il quale, nel suo recente libro “Europa Kaputt” [2], dedica un capitolo illuminante sul funzionamento del Fiscal Compact.
Già i nomi meritano qualche considerazione. Nota Rinaldi che il F.C. è il nome con cui è stato ribattezzato il Trattato sulla Stabilità o Patto di Bilancio Europeo; appellativi che evocherebbero immediatamente l’associazione con l’odiato termine ‘austerity‘ molto più inviso al pubblico rispetto a un rassicurante ‘Compact‘ che “ricorda all’opinione pubblica i più simpatici, gradevoli e rassicuranti Compact Disk o Compact Stereo” [2].
Che dire poi del termine ‘Redenzione‘ usato per definire il Fondo Salva Stati? Qui si giunge addirittura a scomodare una visione bibicla nella quale è implicita la presenza di un ‘peccatore’ che viola le regole e deve ‘espiare’ al fine di poter essere ‘redento’ per tornare nel ‘consesso dei giusti’!
Roba da matti? No, roba da Europa: questa incosciente Unione Europea in mano a burocrati degni di un Politburo sovietico d’altri tempi.
Il Fiscal Compat è un accordo approvato con un Trattato Internazionale il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 paesi membri dell’Unione Europea ed è entrato in vigore il 1° gennaio 2013.
Il contenuto di questo trattato prevede norme più severe di quelle già scritte nel famoso Trattato di Maastrich.
Le “regole d’oro”, così come state definite dai promulgatori, tanto per non eccedere nelle note di colore, prevedono vincoli di bilancio per gli stati membri al fine di realizzare il pareggio di bilancio e ridurre l’eccedenza del rapporto del 60% del rapporto debito/Pil:
[ARTICLEIMAGE] […] inserimento in Costituzione dell’obbligo del perseguimento del pareggio di bilancio, di non superare la soglia del deficit strutturale superiore alllo 0,5% (all’1% per coloro i quali hanno rapporto debito pubblico Pil inferiore al 60%) e di ridurre nell’arco di venti anni la porzione del debito eccedente il rapporto del 60% al ritmo di un ventesimo (5%) all’anno, impegnando inoltre tutti gli Stati firmatari a coordinare i piani di emissione del debito con il Consiglio dell’Unione e con la Commissione Europea.[2]
In queste sintetiche righe di Rinaldi si può individuare il riflesso di tutta la ciarlataneria dei politicanti che continuano a raccontarci di quanto l’Euro e l’Europa siano un bene per noi e delle ‘discussioni’ per ottenere maggior flessibilità.
La nostra Costituzione, ricorda il professore, recita che l’Italia è un paese fondato sul lavoro e non sul ‘pareggio di bilancio’ e lo sforzo governativo dovrebbe consistere nel promuovere lavoro e benessere per i cittadini e non rincorrere parametri e numeri che concorrono a distruggere il paese.
Tradotto in soldoni (per i dettagli consiglio la lettura intera del libro) per rientrare nell’eccedenza del 60%, l’Italia dovrebbe ridurre del 70% il proprio debito (attualmente al 133% del Pil) nei prossimi 20 anni al ritmo del 5% annuo con tagli che richiederebbero un reperimento aggiuntivo di risorse di almeno 50 miliardi di euro all’anno oltre quelli che già sono stati racimolati a fatica. Riuscite ad immaginare l’impatto sul sistema paese attualmente in forte declino? (Ah l’Europa! Ah le Riforme!).
Deve essere sottolineato il fatto che il nostro paese attualmente gode di un saldo primario (differenza tra entrate e uscite pubbliche) in positivo che viene letteralmente divorato dalla quota degli interessi sul debito pubblico e ci consente (a fatica) di stare all’interno del famoso parametro del 3% sul rapporto deficit/Pil. Un risultato, quello del saldo primario, tra i più virtuosi in Europa ottenuto a prezzo di grandi sacrifici sulle spalle delle famiglie e delle imprese italiane.
Cosa accadrebbe con l’aggravamento del peso di ulteriore ‘austerity’ per rientrare di un altro 5% del debito? Riuscite a farvene una idea? Ecco ora spiegatela a quei politici che vi raccontano che ‘noi rispetteremo gli accordi!’.
In America, ci ricorda Rinaldi, cinque premi Nobel per l’economia (K. Arrow, P. Diamond, W. Sharpe, E. Maskin, R. Solow) hanno scritto un appello al Presidente Obama contro una analoga forma d’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione definendola “una scelta politica azzardata”.
Il palese rischio che predicono molti economisti è che i ‘vincoli’ inducano ulteriormente altra recessione anziché curarla. Non è una novità, nella storia dell’economia, il riscontro di scelte sbagliate di politica economica che producono peggiori condizioni del male da curare.
Vale la pena citare che nel libro, si illustra il parere del Prof. Giuseppe Guarino (giurista) il quale ha da tempo individuato aspetti del trattato che sono non coerenti con i precedenti su cui si fonda l’UE. Particolare non secondario, secondo questa tesi il F.C. sarebbe di fatto illeggittimo.
E veniamo alla ciliegina sulla torta. Vi site convinti che il Fiscal Compact è brutto e cattivo? Ma non avete ancora visto il meglio, come suol dirsi ‘al peggio non c’è mai fine!’.
Ecco che dal cilindro delle idee luminose dei burocrati esce l‘ERF ovvero Fondo di Redenzione Europeo. Redenzione, appunto! Per i paesi ‘cattivi’ come il nostro c’è la possibilità di essere aiutati per tornare sulla retta via (redenti).
In cosa consiste l’ERF? Si tratta di un fondo al quale corrispondere quella parte di debito che eccede il sopra citato limite del 60%. Spiega Rinaldi:
[ARTICLEIMAGE] Il micidiale ERF funziona essenzialmente in questo modo: tutti gli Stati aderenti conferiscono a un Fondo specifico le eccedenze delle porzioni di debito superiori al 60% del PIL e lo stesso Fondo, per finanziarsi e tramutare i titoli nazionali con quelli con garanzia comune, emetterà sul mercato dei capitali una sorta di super eurobond al cubo e avvalendosi della tripla A, concessa dalle Agenzie di rating alle emissioni della UE, potranno godere di tassi presumibilmente più bassi rispetto a quelli di molti paesi “periferici. [3]
Ma la sorpresa è nascosta qui:
Ma siccome nessuno ti regala nulla per nulla, tanto meno i ragionieri esattori europei, in cambio viene pretesa a garanzia l’asservimento dei rispettivi asset patrimoniali nazionali, riserve valutarie e auree e parte del gettito fiscale (es. IVA). In questo modo si firmano cambiali in bianco e la riduzione del debito avverrà automaticamente con la vendita dei beni patrimoniali seguendo la logica del curatore fallimentare più orientata a soddisfare i diritti del creditore che del debitore se non si sarà in grado di versare gli importi previsti ogni anno e per vent’anni! Praticamente per noi una specie di euro Equitalia esattrice-liquidatrice o come avviene con la cessione del quinto stipendio, rimanendo però con il residuo del debito (il 60%) da onorare senza più contare sul “collaterale” patrimoniale!
Le partecipazioni di ENI, Finmeccanica, Poste, ENEL ecc., beni immobiliari pubblici, riserve auree e valutarie, saranno liquidate automaticamente con il pericolo che saranno letteralmente svendute a favore dei soliti noti, per soddisfare il criterio della riduzione ventennale del debito, visto che attualmente la nostra eccedenza di debito ammonta a circa 1170 Mld., pari al 73% del PIL essendo ora al 133%. [3]
Svendita degli asset strategici, cessione della politica fiscale, cessione della sovranità. Questo il vero scopo che si cela dietro le “Riforme” che “vuole l’Europa” e sopratutto “Ce lo chiede l’Europa”.
Mentre perdiamo tempo ad ascoltare le marionette politicanti che ci si parano di fronte a colpi di secchi d’acqua, battute, privilegi e ruberie la nostra ‘sorte’ continua ad essere decisa altrove in segrete stanze, davvero ‘a nostra insaputa’.
La nostra arma? La conoscenza, l’informazione, la consapevolezza.
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