Economia

Fisco: 700.000 lettere alle partite Iva, quali controlli aspettarsi

Sono circa 700 mila le partite Iva che, in questi giorni,  hanno già ricevuto o riceveranno via PEC o all’indirizzo di residenza una lettera dall’Agenzia delle entrate, in cui si invita a considerare l’adesione al concordato preventivo, quello strumento fiscale che ha come obiettivo principale quello di stabilire un accordo  sulle imposte dovute per i prossimi due anni. Obiettivo dell’iniziativa, messa in piedi dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, è quello di provare a recuperare 1,2 miliardi da aggiungere a quelli già recuperati (1,3 miliardi) al 31 ottobre per dare una sforbiciata all’Irpef di due punti percentuali (dal 35% al 33%) al secondo scaglione, quello dei redditi fino a 50 mila euro.

Chi è finito nel mirino del Fisco

Nel mirino del Fisco ci sono professionisti e imprenditori, tra cui liberi professionisti, commercianti e piccole imprese, che hanno dichiarato al Fisco redditi inferiori ai 15.000 euro, meno cioè degli stipendi che pagano ai loro stessi dipendenti, spesso superiori a 20mila euro, e soprattutto sotto il limite minimo di reddito per categoria preso a base di riferimento per l’adesione al concordato preventivo biennale.

La Sogei, il braccio operativo dell’amministrazione finanziaria guidata da Cristiano Cannarsa, avrebbe dunque rilasciato in rete una nuova ondata di Pec come secondo avviso a quei contribuenti che agli occhi del fisco si fingono “finti poveri”.

Il primo invio massivo di lettere, ricorda il Sole aveva riguardato 2 milioni di contribuenti che non avevano aderito entro il 31 ottobre al concordato preventivo biennale. “Anche in quell’occasione – scrive il Sole – nell’andare a incrociare i dati dell’Anagrafe tributaria la Sogei aveva evidenziato circa un milione di soggetti che hanno dichiarato al fisco meno di 15mila euro senza accettare il patto biennale con il fisco”.

La lettera ricorda che l’adesione al concordato, la cui scadenza è passata da 31 ottobre al 12 dicembre, comporta tra l’altro l’accesso alla sanatoria per gli anni 2018-2024.

Un tentativo dunque di aumentare le adesioni, ferme a 522mila, il 12% della platea potenziale. Nella lettera, c’è poi il riferimento ad un’altra data da segnare in calendario: quella del 31 marzo del prossimo anno che riguarda il ravvedimento speciale, la sanatoria per i debiti 2018-2022.

Cosa fare se si riceve la lettera

L’Agenzia fornirà indicazioni chiare su come procedere per sanare le irregolarità riscontrate. È fondamentale prestare attenzione alle scadenze indicate nelle comunicazioni, poiché il mancato rispetto dei termini potrebbe comportare sanzioni pecuniarie o ulteriori controlli.

Per affrontare le irregolarità segnalate nelle lettere, i contribuenti possono adottare diverse strategie:

  • revisione della contabilità: effettuare una revisione dettagliata della propria contabilità per identificare eventuali errori.
  • consulenza fiscale: rivolgersi a un commercialista o a un esperto fiscale può aiutare a chiarire dubbi e gestire meglio la situazione.

Le polemiche

L’invio a raffica di lettere dal Fisco non ha mancato di sollevare polemiche. Il Dipartimento Economia della Lega ha fatto sapere tramite una nota di trovare “sbagliata nel merito e nel metodo la pioggia di lettere che l’agenzia delle entrate ha riversato sui contribuenti italiani per contestare ipotetiche anomalie, con l’obiettivo di indurli ad aderire al concordato preventivo biennale, indipendentemente dal loro merito fiscale. La Lega ritiene che così si snaturi uno strumento nato per stabilire un patto di lealtà fra contribuente ed erario e quindi non condivide né lo spirito nell’obiettivo di una simile comunicazione. Prosegue invece l’impegno della Lega per misure chieste a gran voce dai cittadini come la rottamazione quinquies”.

In particolare, Matteo Salvini, leader del Carroccio ha parlato di “tono inquisitorio”, aggiungendo che “se c’è uno strumento che non funziona, e penso al concordato, non bisogna inseguire gli italiani, ma cambiare strumento. La proposta della Lega è quella che ha funzionato in passato, e penso possa farlo anche in futuro, cioè la rottamazione a lungo termine”.

Anche per Stefano Sassara, tesoriere del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, “Le lettere sono state inviate anche a chi è lavoratore dipendente o pensionato e al tempo stesso titolare di una partita IVA per un’attività di lavoro autonomo evidentemente di natura residuale. Si tratta di un atto ripetitivo, non richiesto e sicuramente non gradito ai contribuenti, che ha un effetto boomerang nei confronti degli studi professionali, che si vedono ricontattare dai clienti per ulteriori consulenze e delucidazioni in merito all’eventuale adesione al Concordato preventivo Biennale, per la quale le opportune valutazioni erano già state fatte”.