MILANO (WSI) – Dopo Fca, Cnh e Ferrari, anche Exor, cassaforte della famiglia Agnelli, ha detto definitivamente addio all’Italia.
Lo ha fatto con con l’assemblea di sabato in cui la cassaforte della famiglia Agnelli ha deciso che trasferirà la sua sede in Olanda, mantenendo come unico legame con l’Italia la quotazione a Piazza Affari.
Nonostante la secca smentita (“Non è assolutamente un escamotage fiscale” ha detto il presidente del gruppo John Elkann) le ragioni del trasferimento, come fanno notare da piu’ parti, vanno ricercate nel sistema di tassazione, decisamente piu’ allettante rispetto a quello italiano: il trasferimento in Olanda garantisce infatti agli azionisti di azzerare la tassazione sulle plusvalenze che, invece, in Italia sono tassate al 5 per cento.
Nel dettaglio, il gruppo ha approvato il progetto di fusione transfrontaliera per incorporazione di Exor Spa nella società di diritto olandese Exor Holding N.V.
Quest’ultima, a seguito della fusione, diventerà la holding del Gruppo Exor e assumerà la denominazione di Exor N.V.: la sede legale e fiscale della società si trasferirà nei Paesi Bassi.
Quella degli Agnelli e’ solo l’ultimo pezzo dell’industria italiana che ha deciso di trasferirsi all’estero alla ricerca di un costo del lavoro inferiore, una burocrazia leggera e un peso fiscale accettabile.
Gli Agnelli – come ricorda un articolo del Giornale – sono solo una delle tante famiglie di imprenditori italiani che, nel corso degli anni, hanno guardato oltreconfine. I Rocca, storica famiglia di industriali bergamasca, sono stati tra i primi a valicare il confine: oggi l’indirizzo di Tenaris è nel Principato del Lussemburgo. Nel corso degli anni hanno portato quanto meno le proprie casseforti altrove tra gli altri: i Ferrero che, pur mantenendo il cuore ad Alba, hanno portato la testa in Lussemburgo con Holding Ferrero International S.a. da cui dipendono le decisioni che riguardano tutti i 22 stabilimenti e i 53 mercati in cui è presente il marchio; Leonardo Del Vecchio con la lussemburghese Delfin (qui sono custoditi il controllo di Luxottica, ma anche quote di peso in Generali, in Foncière des Régions, a cui peraltro fa capo la stessa Beni Stabili); i Cordero di Montezemolo con il fondo lussemburghese di private equity Charme che conta su un parterre di élite di soci e investe privilegiando il made in Italy; i Garrone con la lussemburghese Polcevera S.a.(a cui fa capo il 7% di Erg). Azimut finora ha solo accennato alla possibilità lo scorso aprile. Ma si sa, per il risparmio gestito l’indirizzo migliore è Dublino.
Come dicevamo alla base dei trasferimenti c’e’ il minore carico fiscale:
Si consideri solo che in Italia – continua il Giornale – la tassazione sugli utili tocca il 31,4%, rispetto al 20% richiesto in Svizzera, al 12,5% in Irlanda e al 10% della Bulgaria. Se poi a queste si aggiungono le imposte sul lavoro, nel Belpaese il peso fiscale può addirittura sfiorare il 70% rispetto al 48% della Germania, al 37% della Gran Bretagna e al 21% del Lussemburgo. Ecco quindi spiegato, in numeri, il principale motivo per cui, le imprese italiane sono in fuga.
In questo contesto va letto il risultato del sondaggio effettuato tra i partecipanti ai lavori del Forum Ambrosetti da cui e’ emerso che solo il 38,2% degli intervistati, ha dichiarato di prevedere investimenti in Italia nel 2017. Tutti gli altri guardano all’estero.
Fonte: Il Giornale