Giovedì 16 marzo arriverà in Consiglio dei ministri il testo del disegno di legge sulla riforma del fisco. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha sintetizzato la legge delega, strutturata in quattro parti, con 21 articoli in tutto. Con la delega, l’Esecutivo chiede al Parlamento 24 mesi di tempo per ripensare in modo complessivo le tasse italiane, dall’Irpef che si riduce a tre aliquote all’Ires che invece si sdoppia; rafforzare lo Statuto dei diritti del contribuente; semplificare i procedimenti dichiarativi, accertativi, di riscossione e del contenzioso; ristrutturare le sanzioni amministrative e penali e infine riordinare le norme in testi unici. Fra i principi cardine tornano dunque molti dei temi a cui ha lavorato il governo Draghi, tranne la riforma del catasto che ha fatto alzare al centrodestra le barricate.
Obiettivo flat tax per tutti i lavoratori
Sull’Irpef l’obiettivo è in due tempi. Il primo passo è quello della riduzione a tre scaglioni, con una riduzione delle aliquote da finanziare attraverso una revisione delle tax expenditure. Il contatore del Mef, a caccia di coperture per una riforma che non può andare in deficit proprio mentre i tassi salgono e le regole fiscali europee ritornano in campo, si è fermato a poco più di 600 voci che oggi costano 165 miliardi di euro ogni anno. Per ridurre questa spesa, si legge nei documenti preparati dal Mef, il Governo lavorerà a una “forfetizzazione” per scaglioni di reddito, che in pratica dovrebbe diminuire le detrazioni all’aumentare dell’imponibile: le ipotesi tecniche parlano per esempio di un tetto alla fruizione degli sconti che potrebbe essere fissato al 4% dell’imponibile per i redditi più bassi, per poi scendere a percentuali inferiori quando i guadagni dichiarati salgono. Dal vincolo sarebbero escluse le detrazioni più delicate come quelle sanitarie e per l’istruzione e le deduzioni sugli interessi passivi dei mutui prima casa e dei contributi ai collaboratori famigliari.
L’idea del Governo sarebbe quindi quella di accorpare la seconda e la terza aliquota dell’Irpef, fissate oggi al 25% e al 35%, in una fascia con una percentuale di prelievo pari al 27% o al 28%. Chi oggi guadagna tra i 15 mila e i 28 mila euro, quindi, andrebbe a pagare il 2% in più di tasse, percependo uno stipendio netto inferiore. Beneficeranno invece della misura quelli che hanno un reddito imponibile compreso tra i 28 mila e i 50 mila euro. Le tre aliquote, nelle intenzioni del governo, dovrebbero però appunto rappresentare solo il primo passo verso la flat tax, indicata dalla delega come punto di approdo a lungo termine.
Doppio livello per la tassa sulle imprese
Il progetto del Governo sdoppia l’Ires, l’imposta sui redditi delle società. Con una filosofia simile a quella che ha ispirato nell’ultima manovra la flat tax incrementale, la delega prospetta di affiancare all’aliquota ordinaria del 24% una tassazione agevolata per la quota di reddito che nei due anni successivi viene destinata alle assunzioni o agli investimenti in beni strumentali innovativi o qualificati. Anche in questo caso le distanze politiche fra destra e sinistra sembrano superate da un meccanismo che prova a introdurre nel sistema fiscale una versione strutturale del programma Industria 4.0. Nel capitolo sulle imprese troverà poi spazio una semplificazione della disciplina sulla deducibilità degli interessi passivi e il riordino del regime di compensazione delle perdite fiscali.
Iva e Irap
La delega mette poi nel carnet dei propri obiettivi la razionalizzazione delle aliquote Iva e delle operazioni esenti. Il riordino dei panieri punterà a garantire trattamenti fiscali omogenei per beni simili fra loro, e proverà anche a semplificare le regole sulle detrazioni e le complesse normative sul gruppo Iva (che attualmente ad esempio impongono aliquota massima a beni di prima necessità come l’acqua minerale). Il Codacons stima che un eventuale azzeramento dell’Iva su alimentari e beni di prima necessità produrrebbe risparmi diretti fino a 300 euro annui a famiglia, oltre a positivi effetti indiretti sul fronte delle tariffe al pubblico praticate da attività ed esercizi commerciali se i commercianti non faranno i furbi.
Il ridisegno del fisco guarderà poi ai meccanismi, oggi giudicati ancora troppo lenti e farraginosi, dei rimborsi per cittadini e imprese. Torna poi l’idea di mettere in archivio l’Irap, per trasformarla in una sovraimposta da applicare alla base imponibile dell’Ires. Anche in questo caso, si tratta della riedizione di un obiettivo già presente nella delega Draghi.
Redditi finanziari
Per quanto riguarda i redditi di natura finanziaria, si prevede, tra le altre cose, il raggruppamento dei redditi di capitale e dei redditi diversi di natura finanziaria in un’unica categoria reddituale soggetta a tassazione in base al principio di cassa e di compensazione e un’imposta sostitutiva agevolata sui redditi di natura finanziaria conseguiti dalle casse di previdenza.
Addio mini-imposte, arriva il tributo unico
Addio infine all’imposta di bollo, a quelle ipotecaria e catastale, ai tributi speciali catastali e alle tasse ipotecarie: saranno sostituite da un tributo unico, “eventualmente in misura fissa”. Nell’ottica di una generale razionalizzazione, è prevista l’estensione dell’autoliquidazione anche per l’imposta di successione e per l’imposta di registro.