Sono ben 60 su 81 i bonus messi a disposizione dal fisco che si possono ottenere con la dichiarazione dei redditi e che i contribuenti italiani si lasciano sfuggire inconsapevolmente. Si va dall’acquisto dei cani guida per i non vedenti ad alcune spese legate alla casa, per non parlare delle borse di studio. Così emerge da uno studio realizzato su un campione di 1,3 milioni di dichiarazioni dei redditi presa in esame da Caf Acli per Il Sole 24 Ore.
Fisco: i bonus sconosciuti, ecco quali sono
Tra le spese che si possono scaricare nel modello 730 e da cui ricevere un bonus troviamo il canone di affitto pagato per figli iscritti all’Università fuori sede. Dall’indagine emerge che solo 611 contribuenti su 100mila portano in detrazione le spese per canone di locazione degli studenti universitari fuori sede. Uno sconto fiscale del 19% su un massimo di 2.633 euro.
Resta al di sotto dell’1% anche il numero di contribuenti (601 su 100mila) che beneficiano della detrazione Irpef del 19% sugli interessi da pagare per il mutuo ipotecario finalizzato alla costruzione dell’abitazione principale.
Sconosciuta anche la detrazione fiscale per l’intermediazione immobiliare, anche in tal caso al 19% e applicato sui compensi pagati a soggetti di intermediazione immobiliare in dipendenza dell’acquisto dell’unità immobiliare da adibire ad abitazione principale, per un importo non superiore a 1.000 euro per ciascuna annualità.
Altra detrazione fiscale che nessuno conosce o, almeno, poco utilizzata è quella che riguarda il canone di affitto per i giovani. In tal caso, la detrazione Irpef viene riconosciuta ai giovani di età compresa tra i 20 e i 30 anni che hanno stipulato un contratto di locazione ai sensi della legge 9 dicembre 1998, n. 431, per un immobile adibito ad abitazione principale. La detrazione spetta per i primi tre anni di stipula del contratto se vengono rispettate per le condizioni richieste dalla norma per ogni annualità.
Ma non solo casa e dintorni. Tra le detrazioni fiscali poco usate dai contribuenti italiani troviamo anche quelle relative alla salute. Così pochi sanno che possono scaricare nel 730 le spese sanitarie per disabili: soltanto 261 contribuenti su 100mila hanno riportato questa voce nella dichiarazione dei redditi.
Tra le sconosciute anche le spese per addetti all’assistenza personale (ad esempio, le badanti: in tal caso la detrazione del 19% è su una spesa massima di 2.100 euro solo se le spese sono state effettuate con mezzi di pagamento tracciabili); i contributi per l’assicurazione Inail delle casalinghe; la deduzione dell’assegno periodico all’ex coniuge: le spese per gli asili nido fino ai deduzione di contributi ed erogazioni a istituti religiosi, alla Biennale di Venezia, all’ospedale Galliera di Genova per il Registro dei donatori di midollo, alle Ong operanti nei Paesi in via di sviluppo, enti universitari e di ricerca; le erogazioni liberali a partiti politici, ad enti dello spettacolo e fondazioni del settore musicale, le borse di studio riconosciute da Regioni o Province autonome fino ai contributi per il riscatto della laurea del figlio o della moglie a carico.
La soluzione del Caf Acli
Il problema non è lo scarso utilizzo di alcuni bonus ma il disordine con cui numerosi di essi si sono accumulati negli anni: si è arrivati fino a 602 tax expenditures (171 relative al solo Irpef). Il governo, alle prese con il riordino delle agevolazioni fiscali, così come previsto dal decreto legge per la riforma del Fisco, punta ad una semplificazione della materia.
Così secondo il direttore generale Caf Acli Paolo Conti:
“Guardiamo solo il caso delle erogazioni liberali, che spaziano da quelle per l’ospedale Galliera fino al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato (…) Si potrebbe semplificare il quadro individuando una percentuale massima di donazioni deducibili in rapporto al reddito del dichiarante e identificare un elenco dei possibili beneficiari delle donazioni, meglio se richiamando altre liste ufficiali già esistenti”.
In sostanza Conti ipotizza l’accorpamento dei bonus in base per così dire alle categorie. Per fare un esempio si pensi alle detrazioni per figli: tutti i bonus oggi presenti dal fisco e poco usati potrebbero essere ricompresi in un’unica categoria che include tutte le spese per i figli, con un unico importo massimo deducibile per ogni figlio che includa sia le spese per la mensa scolastica che altre voci come i canoni d’affitto per gli studenti fuori sede e le tasse universitarie.