Solo due mesi fa, gli analisti dell’agenzia di rating Fitch non nascondevano le preoccupazioni sul neo-presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, visto come una minaccia per la stabilità economica, non solo dell’economia statunitense, ma per quella mondiale. A quanto pare, le cose sono cambiate.
Lo dimostra l’ultimo rapporto dell’agenzia, pubblicato ieri, nel quale non solo gli analisti hanno confermato il rating AAA e l’outlook stabile ma hanno altresí messo in evidenza prospettive brillanti dal punto di vista della crescita del Pil.
Secondo l’agenzia, il giudizio sulla tenuta creditizia della prima economia al mondo è dovuto a una “flessibilità finanziaria senza eguali” in quanto emittente della valuta di riserva più importante al mondo. Per Fitch, gli Usa vantano un mercato dei capitali che è il più liquido su scala globale. “L’economia è grande, ricca e diversificata con un Pil pro capite sopra la media AAA’.
L’agenzia di rating stima per il 2017 un Pil in rialzo del 2,3% e nel 2018 del 2,6%. Una crescita che dovrebbe beneficiare del focus della nuova amministrazione Trump “su deregulation e tagli alle tasse ha spinto al rialzo la fiducia delle aziende e queste misure sarebbero positive per la crescita se fossero messe in atto”.
Fitch spiega però che una riduzione delle aliquote “probabilmente non genererà una spinta duratura e sostanziale alla crescita” anche perché i trend demografici e legati alla produttivita’ “limitano il potenziale di crescita a tassi inferiori al 2%”. Fitch avverte Trump: “Un incremento del protezionismo e freni all’immigrazione sarebbero negativi per la crescita nel medio termine”.
Nonostante alcune riserve persistenti, l’ultimo rapporto di Fitch sugli Stati Uniti rappresenta un bel cambiamento di tono rispetto ai toni allarmistici usati nei primi giorni di febbraio. Allora, l’agenzia aveva additato l’amministrazione Trump come “un rischio per le condizioni economiche internazionali e per il sistema creditizio mondiale.”
L’agenzia era preoccupata soprattutto della svolta protezionista di Trump e, quindi, di possibili guerre commerciali internazionali. Gli analisti di Fitch non erano gli unici a pensarla così. Anche Mark Zandi, capo economista di Moody Analytics, la pensava allo stesso modo, tanto da non escludere una recessione sostanziale.