È un giudizio a luci e ombre quello emesso da Fitch sull’Italia che, nella serata di venerdì 18 novembre, ha confermato il rating dell’Italia a ‘BBB’ (due gradini sopra il ‘junk’). Ma allo stesso tempo ha ribadito fondamentali macroeconomici e fiscali deboli.
Gli esperti dell’agenzia hanno dunque mantenuto a “stabili” le prospettive sul merito di credito, pur vedendo l‘arrivo della recessione nel prossimo anno a causa di “una forte decelerazione” della crescita economica a partire dal quarto trimestre per lo shock energetico. Il rating tuttavia “è supportato da un’economia diversificata e ad alto valore aggiunto, dall’appartenenza alla zona euro, da istituzioni solide rispetto alla media “BBB” e da un Pil pro capite che è più del doppio” rispetto agli altri paesi comparabili. Come si legge nella nota:
“L’attuale ripresa è significativamente più forte di quella vissuta dall’Italia nel decennio precedente a seguito della crisi finanziaria globale e di quella del debito della zona euro. Il secondo trimestre del 2022 e il terzo trimestre hanno registrato, rispettivamente, una crescita dell’1,1% e dello 0,5% al di sopra dei tassi di crescita della zona euro. […] Continuiamo ad attenderci una forte decelerazione a partire dal quarto trimestre 2022, dovuta principalmente allo shock energetico innescato dalla guerra in Ucraina”.
Le stime di Fitch
Ma veniamo alle stime di crescita. Fitch ha rivisto al rialzo le sue previsioni di crescita del Pil per il 2022 al 3,6% alla luce dei dati più forti del previsto. Per il 2023 l’agenzia di rating prevede un Pil in contrazione dello 0,4%, meglio del -0,7% previsto in precedenza, ma molto lontano dal +0,6% appena indicato dal governo nella Nadef, la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza. Per quanto riguarda il rapporto Deficit/Pil, le stime si attestano al 4,9% nel 2023, seguito da 4,3% l’anno successivo, contro 4,5% a 3,7% previsti dal governo.