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Fitch declassa il debito pubblico Usa. Cosa sta succedendo

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di Valentina Magri e Alessandro Pogliani

Fitch ha tagliato a sorpresa il rating degli Usa dal massimo di AAA a AA+, con outlook stabile. L’annuncio è arrivato ieri sera a mercati chiusi. Vediamo i motivi dietro la decisione, qual è stato il suo impatto e quali potrebbero essere le conseguenze per l’Italia.

I motivi dietro la decisione di Fitch

Secondo gli strategist di Mps Capital Services, la mossa dell’agenzia di rating “riflette le attese di un deterioramento delle condizioni fiscali nei prossimi tre anni, l’elevato e crescente indebitamento e la minore affidabilità della governance date le continue tensioni politiche legate al tetto sul debito”. Secondo Fitch, i ripetuti stalli politici e le risoluzioni all’ultimo minuto sul tetto al debito hanno eroso la fiducia nella gestione fiscale.

I precedenti

La decisione di Fitch in realtà non è proprio un fulmine a ciel sereno: l’agenzia di rating aveva segnalato per la prima volta la possibilità di un declassamento lo scorso maggio, poi aveva confermato la posizione a giugno dopo la risoluzione della crisi del tetto del debito, affermando che intendeva concludere la revisione nel terzo trimestre di quest’anno.

Inoltre, Fitch non è l’unica agenzia ad aver declassato il debito americano: anche Standard & Poor’s ha privato gli Usa del loro rating tripla A nel lontano 2011.

La reazione di Yellen

La segretaria al Tesoro Janet Yellen ha definito la decisione di Fitch “arbitraria” e basata su dati “obsoleti”. In una nota ufficiale rivendica:

“La decisione di Fitch non cambia ciò che gli americani, gli investitori e le persone di tutto il mondo già sanno: i titoli del Tesoro rimangono l’asset sicuro e liquido preminente al mondo e l’economia americana poggia su solidi fondamentali“.

Reazione simile dalla Casa Bianca, che afferma di essere “fortemente in disaccordo con questa decisione”. Karine Jean-Pierre, addetta stampa del presidente Biden ha detto:

“Sfida la realtà declassare gli Stati Uniti in un momento in cui il presidente Biden ha realizzato la ripresa più forte di qualsiasi altra grande economia del mondo”.

La reazione dei mercati alla mossa di Fitch

Reazione composta sui mercati al downgrade di Fitch. Malgrado sembri controintuitivo, i Treasury statunitensi hanno persino registrato marginali rialzi dopo l’annuncio, poiché la decisione ha alimentato una parziale avversione al rischio, che ha indotto gli investitori ad acquistare beni rifugio, tra cui proprio i titoli di debito della maggiore economia mondiale.

Escludendo gli Stati Uniti, gli investitori hanno una scelta limitata di titoli del debito sovrano con rating AAA tra cui scegliere. Tra questi ci sono Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia e Norvegia.

Il Dollar Index ha invertito un calo iniziale e l’euro/dollaro è rimasto pressoché stabile in area 1,098.

I rendimenti dei Treasury a 2 anni sono scesi inizialmente di quasi 4 punti base al 4,86% mentre quelli delle obbligazioni statunitensi a 10 anni sono calati di 2 punti base prima di invertire la rotta in scia all’annuncio di maggiori emissioni di debito a lungo termine.

Una prima risposta simile, seppur molto più composta, a quella dell’8 agosto 2011, quando il declassamento degli Stati Uniti nella giornata precedente aveva trascinato i rendimenti dei titoli a 10 anni in ribasso di 24 punti base.

Per quanto riguarda l’azionario, l’avversione al rischio ha frenato dapprima le borse asiatiche e i listini europei, con cali intorno all’1%, poi gli indici statunitensi S&P500 e Nasdaq, rispettivamente a -0,8% e -1,1%.

Secondo gli esperti di Mps Capital Services, “i riflessi della decisione sui mercati riguardano soprattutto l’azionario, dove il fatto rappresenta solo un pretesto per prendere profitto, mentre i rendimenti governativi restano piuttosto stabili dopo il  rialzo di ieri legato all’annuncio di un elevato importo di emissioni nette da parte del Tesoro Usa nel terzo trimestre”.

“Non crediamo che i detentori significativi di titoli del Tesoro saranno costretti a vendere a causa del downgrade”, affermano gli analisti di Goldman Sachs.

Diversi economisti sono rimasti sorpresi dal declassamento. Mohamed El-Erian, capo consigliere economico di Allianz SE e editorialista di Bloomberg Opinion, dice di essere rimasto perplesso da “molti aspetti” dell’annuncio, inclusa la tempistica.

“Gli Stati Uniti devono affrontare serie sfide fiscali a lungo termine”, ha affermato l’ex segretario al Tesoro Larry Summers in un post simile. “Ma la decisione di un’agenzia di rating di declassare gli Stati Uniti, mentre l’economia sembra più forte del previsto, è bizzarra e inetta“.

Le conseguenze reputazionali

La mossa di Fitch è indicativa del danno causato agli Usa dai lunghissimi dibattiti sull’innalzamento del tetto del debito, che hanno portato gli Stati Uniti sull’orlo del default. Per Michael Schulman, chief investment officer di Running Point Capital Advisors, “gli Stati Uniti saranno considerati complessivamente forti, ma credo che sia una piccola crepa nella nostra armatura“.

L’impatto sull’Italia delle decisioni di Fitch

Il declassamento del debito di una delle economie più solide al mondo ha avuto un impatto di tipo emozionale sugli investitori. Il timore è che in autunno si adotti un approccio rigido anche nei confronti dell’Italia, il cui debito pubblico a maggio 2023 ha toccato il nuovo record di 2.817 miliardi di euro rispetto ai 2.812 miliardi di inizio mese, con un incremento mensile  di circa 5 miliardi di euro. Rispetto al dato dello stesso mese dello scorso anno (2.758 miliardi di euro) il debito pubblico è cresciuto di oltre 59 miliardi, certificano i dati di Banca d’Italia. Non solo: secondo le stime di Mazziero Research, è destinato a salire ancora da qui a fine anno.

Di seguito il calendario delle prossime revisioni del rating dell’Italia da parte delle agenzie:

  • 20 ottobre 2023: S&P;
  • 10 novembre 2023: Fitch Ratings;
  • 17 novembre 2023: Moody’s.

La scelta di Dbrs

Sempre a proposito di agenzie di rating, Dbrs il 28 luglio scorso ha confermato per gli Usa il suo rating tripla A. Due le motivazioni addotte dall’agenzia per giustificare la mossa:

  1. la firma della legge sulla responsabilitĂ  fiscale (Fiscal Responsibility Act o Fra) del 2023, avvenuta il 3 giugno, che ha consentito al Tesoro di pagare puntualmente gli obblighi del governo federale;
  2. la conclusione che il rischio di credito derivante dai futuri negoziati sul tetto del debito rimane molto basso. I rating AAA riflettono i considerevoli punti di forza del credito degli Stati Uniti, tra cui l’ampiezza, la diversificazione e la resilienza dell’economia, la forza delle istituzioni governative del Paese e lo status di valuta di riserva del dollaro americano.

Il Fra peraltro rimanda il prossimo negoziato sul tetto del debito a dopo le elezioni del 2024. Inoltre, per Dbrs i rating AAA “sono sostenuti dai solidi fondamentali del credito degli Stati Uniti. L’economia statunitense è eccezionalmente grande, altamente produttiva e diversificata e leader mondiale nell’innovazione e nella ricerca. Il Paese beneficia di istituzioni democratiche consolidate, di un sistema giuridico forte e di una governance trasparente. Inoltre, i mercati finanziari statunitensi e il dollaro sono al centro del commercio mondiale e dei flussi di capitale, il che offre agli Stati Uniti un grado di flessibilità finanziaria insolitamente elevato”.

“Tuttavia, continuiamo a monitorare il modo in cui la polarizzazione politica potrebbe avere un impatto negativo sui fondamentali del credito statunitense nel tempo”, ha precisato Dbrs.

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