Economia

Flat tax al 15%: chi ci guadagna e chi ci perde

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Si avvicina il 25 settembre con l’Italia chiamata alle urne per eleggere il nuovo governo e i partiti si sfidano a colpi di programmi elettorali. Tra i temi chiave che si sentono spesso troviamo la flat tax, letteralmente la tassa piatta su cui specie il centrodestra sta marciando.
Vediamo cos’è la flat tax, le proposte dei partiti in vista delle elezioni e uno studio della Uil sui reali impatti della tassa piatta sui redditi medi.

Flat tax: cos’è

 La flat tax, o tassa piatta, è una misura fiscale che, contrapponendosi ad un sistema di tassazione progressivo Irpef con aliquote a scaglioni, prevede un’imposizione fiscale uguale per tutti coloro che si trovano sotto una determinata fascia di reddito stabilita dalla legge. Attualmente in Italia non è applicata a pieno regime, ma con le Leggi di Bilancio del 2019 e del 2020 è stata introdotta una forma di flat tax riservata alle partita Iva, con aliquota al 15% per i redditi fino a 65mila euro.

Flat tax nelle proposte dei partiti

La proposta di Forza Italia e del suo leader Silvio Berlusconi è di aumentare la flat tax al 23% ma estendendola a tutti i redditi e secondo le stime degli esperti, come riporta il Sole 24 Ore, il costo della flat tax proposta da Berlusconi si attesterebbe attorno ai 30 miliardi di euro l’anno.

La proposta della Lega di Matteo Salvini è di estendere la flat tax al 15% per tutti i redditi e i costi sarebbero pari a 50 miliardi di euro l’anno. La proposta di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si limiterebbe ad applicare la flat tax solo alla parte di reddito eccedente rispetto a quanto dichiarato l’anno prima.

Uno studio della Uil

Uno studio della UIL ha analizzato l’impatto che avrebbe una Flat tax generalizzata al 15% per i redditi familiari fino a 55.000 € priva di detrazioni e deduzioni. Le ipotesi prese in esame, prevedono che per ogni nucleo familiare vi sia solo un reddito e poi è stato sommato al risultato, considerandolo come un aumento diretto dell’imposizione, la perdita del bonus di 80 € spettante per i redditi fino a 26.600 € lordi annui che, secondo quando riportato, potrebbe essere abrogato con la nuova tassa piatta.

Le tabelle proposte dalla UIL evidenziano come una flat tax generalizzata, che superi tutte le attuali deduzioni e detrazioni, sia fortemente penalizzante per i redditi più bassi.

Un cittadino, infatti che abbia un reddito di 10.990 € lordi annui dovrebbe pagare in un anno 1.819 € di tasse in più. Poiché, ad oggi, per effetto delle detrazioni e delle deduzioni l’imposta netta versata è mediamente pari al 7,19%, a questa 2 maggiore imposta generata va poi sommata la perdita degli 80 € mensili erogati con il bonus.

Similmente si genererebbe un aumento di imposta per tutti i redditi fino a 26.600 € lordi annui. Su base mensile questo incremento diventa pari al 72% per un lavoratore con un reddito di 17.640 € lordi annui, più 116 € al mese di tasse.
Generalmente, dagli esempi realizzati, spicca la forte sperequazione che tale misura avrebbe per effetto non solo dell’unica aliquota, ma anche per la cancellazione di tutte quelle misure come le detrazioni che agiscono in modo diretto e speculare alla situazione familiare del contribuente, come le spese mediche ad esempio.

Va inoltre considerato che l’utilizzo e l’accesso a detrazioni e deduzioni, è puramente soggettivo e proporzionato alle necessità del singolo contribuente. Se, come trapelato, venisse confermata l’abolizione di tutte queste agevolazioni fiscali (ad esempio, detrazioni per spese sanitarie, detrazioni per interessi passivi di mutuo, etc.) per molti cittadini, anche con redditi più elevati, potrebbe generarsi un aumento diretto della pressione fiscale nonostante l’introduzione della tassa piatta.

Il vantaggio si avrebbe dagli oltre 27mila euro. Nel dettaglio per redditi complessivi medi di 27.440 euro si avrebbe una differenza di tassazione di 544 euro come si vede nella tabella seguente.