Economia

Flat tax, l’Italia non se la può permettere

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Da anni implementata nei sistemi fiscali di numerosi Paesi dell’Est, la flat tax o comunque la semplificazione delle aliquote dell’imposta sui redditi è nei programmi della Lega Nord (che propone un prelievo del 15%), di Forza Italia (20%) e, oltreoceano, è parte dell’agenda di Donald Trump. In quest’ultimo caso, si parla di portare i 7 scaglioni esistenti a 3, con un prelievo massimo abbassato al 35% (dal 39,5%).

Per i sostenitori di questa riforma, la riduzione delle aliquote (in numero e “ampiezza”) garantisce semplificazione, sviluppo e contrasta l’evasione fiscale, dei contribuenti più ricchi per lo meno. Il costo in termini di mancato gettito fiscale, sempre per i fautori, sono ridotti se non coperti del tutto dagli effetti espansivi della manovra. In ogni caso si riduce la progressività del prelievo fiscale, in quanto chi si trova nelle aliquote superiori verrebbe a pagare, con la flat tax, meno di quanto versato in precedenza.

Alcune settimane fa l’Istituto Bruno Leoni aveva simulato gli effetti di una riforma fiscale “flat” con aliquota unica al 25%, superiore dunque a quelle promesse da Lega Nord e Forza Italia. Nelle stime elaborate dal think tank il deficit immediato sarebbe di circa 30 miliardi, 2% del Pil, intervenendo anche su altri fronti come la tassazione sui servizi comunali.

Uno dei casi di maggior successo a sostegno della flat tax, però, proviene dalla Russia, che introdusse l’aliquota unica al 13% nel 2001 (poi portata al 15% nel 2007). A un anno dalla riforma, scriveva l’Economist nell’aprile 2005, il gettito dell’imposta era cresciuto del 26% al netto dell’inflazione. E mentre parte del fenomeno è imputabile alla crescita economica, uno studio del Fmi (Ivanova, Keen) aveva analizzato come i russi, l’anno successivo all’introduzione della nuova tassa, avessero incrementato la quota di reddito denunciata al fisco dal 52% al 68%. L’altro elemento a favore dell’aumento del gettito visto un Russia era dato dalla crescita dei consumi, derivata proprio dal maggiore reddito disponibile successivo al taglio delle tasse.

Negli Usa la flat tax, proposta dapprima dall’economista Milton Friedman, era stata discussa ma mai approvata dalle amministrazioni Reagan e Bush jr. Per quanto riguarda l’Italia, l’aliquota unica andrebbe a contrastare, viene argomentato dai critici, il principio costituzionale della progressività del sistema fiscale. Se le stime dell’istituto Bruno Leoni, inoltre, fossero corrette, l’approvazione della flat tax andrebbe a costare, comunque, più di quanto non sia lo spazio di manovra finanziaria cui Roma è vincolata.