L’annuncio delle priorità economiche del nuovo governo, in materia fiscale, è spettato al senatore Alberto Bagnai (Lega), il quale ha annunciato che la “flat tax”, che in verità nel programma di governo prevede due aliquote, arriverà prima per le imprese a partire dal 2019 e solo in seguito alle famiglie. L’affermazione ha attirato le critiche di area Pd, che rivendicano come l’aliquota per i redditi d’impresa (Ires) si già fissa e già ribassata dal governo Renzi al 24%.
In serata, poi, è giunta la rettifica di Armando Siri (Lega), il maitre a penser della flat tax: “Non è vero che dal prossimo anno la flat tax entrerà in vigore solo per le imprese, ci sarà anche per le famiglie. Poi tutto sarà a regime per il 2020″.
Il significato della “flat tax” per le imprese, come ha chiarito Siri ad Affaritaliani, va inteso come un’estensione dell’aliquota Ires, ora applicata solo alle società di capitali, “anche alla società di persone, alle partite Iva eccetera. Si tratta di una riforma storica perché viene trasferito a 5 milioni di operatori quello che oggi è solo per 800mila imprese”.
Per quanto riguarda le famiglie, invece, Siri ha annunciato che si comincerà “già dal 2019 con dei parametri che andranno a perfezionarsi nel 2020 fino a completarla”. Il costo previsto, per l’anno prossimo, sarà di 30 miliardi di euro, secondo Siri.
Non è ancora chiaro, invece, se la riduzione delle imposte dirette per imprese e famiglie sarà finanziato lasciando che scattino gli aumenti dell’Iva, come evocato dal neo ministro dell’Economia Giovanni Tria: in tal caso sarebbe lecito aspettarsi effetti depressivi sui consumi. Secondo le stime di Confesercenti l’aumento dell’aliquota Iva al 24,2% dal primo gennaio 2019 e al 24,9% dal 2020 genererebbe un calo dei consumi dello 0,5% nel primo anno, dello 0,8% nel secondo e dello 0,9% nel 2021.