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Flat tax per tutti al 25% “per salvare l’Italia dal fisco”

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La proposta è ambiziosa: ridurre le tasse per tutti per “salvare l’Italia” dal fardello del fisco. Ogni tanto l’Istituto Bruno Leoni, centro studi liberista, riprova a elaborare e affinare l’ipotesi di una riforma fiscale basata su una flat tax, ovvero un’aliquota unica fissa, applicata a Iva, Irpef, Ires e imposta sostitutiva sui redditi da attività finanziare.

Nel caso specifico la teoria del think tank di cui fa parte Oscar Giannino è quella di imporre una semplificazione netta del sistema fiscale italiano, passando per un appiattimento della base imponibile. Per evitare che si verifichino diseguaglianze tra chi guadagna di più e chi guadagna di meno la proposta di flat tax è accompagnata da 7.000 euro di deduzione l’anno per un single e dall’introduzione della tassazione su base familiare, mediante scale di equivalenza che riproducono il quoziente familiare.

Come spiega l’analista macro economico Mario Seminerio sul suo blog Phastidio il tentativo con questa variante è quella di “non disincentivare l’offerta di lavoro del coniuge che ha redditi inferiori, di solito la donna”. Nell’ipotesi avanza dal centro studi figura inoltre una specie di imposta negativa sul reddito che avverrebbe mediante trasferimento monetario per risolvere il problema degli incapienti agendo direttamente sul welfare. Si tratterebbe di una sorta di reddito minimo di base per i più poveri.

Quanto al rispetto della previsione costituzionale di progressività del sistema tributario, questa verrebbe rispettata facendo “scalare” le deduzioni: “si azzererebbero per redditi superiori a 5 volte la deduzione base, rettificata per i componenti del nucleo familiare”, spiega Seminerio nel suo post di analisti della proposta di Giannino e colleghi.

Verrebbero invece fatte del tutto scomparire Irap, Imu e simili, che sarebbero rimpiazzate da una imposta comunale per i servizi urbani la quale non dipenderebbe da elementi di tassazione patrimoniale o reddituale bensì dalla qualità della fornitura ed intensità di fruizione dei servizi offerti. Insomma le imposte indirette salirebbero e la fruizione dei servizi pubblici cambierebbe.

Flat tax al 25%: utopia o choc fiscale realizzabile?

Ma la domanda vera da porsi è se la tassa unica al 25%, accompagnata dagli interventi a sostegno delle famiglie, e il mantenimento della sanità gratuita per buona parte della popolazione esclusi i più ricchi, che dovrebbero assicurarsi per vie private, funzionerebbe. “Se sei ricco ti taglio le tasse, ma ti faccio pagare i servizi”, spiegava in sintesi Nicola Rossi, tra i promotori dell’iniziativa, sul Sole 24 Ore qualche giorno fa.

Secondo il professore di Economia , il sistema fiscale italiano va cambiato essendo un “mostro con aliquote da matti e che non aiuta chi ha bisogno, creato dai tentativi dei vari governi di mettere una pezza all’attuale sistema Irpef. La nostra è una alternativa basata su taglio della spesa pubblica, riduzione della pressione fiscale e sostegno a chi proprio non ce la fa”.

Per Seminerio è tuttavia “problematica l’idea di offrire la possibilità di uscire dal sistema sanitario nazionale per i soggetti a maggior reddito, sottoscrivendo una polizza che riproduca l’offerta pubblica: se un soggetto (anche ricco) ha patologie preesistenti, il mercato assicurativo sanitario fallisce e nessuno gli offrirà polizze, a nessun prezzo“.

La flat tax, che funziona in Olanda e in altri paesi europei, aiuterebbe anche nella lotta all’evasione fisale, spiega Rossi, perché liberando il Fisco da complicazioni, renderebbe i controlli “potenzialmente più severi; a quel punto resterebbe conveniente continuare a evadere con una probabilità molto più elevata di essere scoperti e sanzionati, oppure sarebbe meglio pagare meno e stare tranquilli?”

Come osserva Seminerio i rischi sono che la proposta porti a “nuovo debito pubblico” e venga recepita da “molte proteste”. La riforma eliminerà pressoché tutte le deduzioni e detrazioni, come le ristrutturazioni e (verosimilmente) i mutui prima casa. Chi si vedrà privato dalle agevolazioni cui aveva prima il diritto, non starà in silenzio a guardare e questi gruppi “troveranno immediata rappresentanza politica”. Il pericolo è che verrà salvata la maggior parte delle agevolazioni: se così fosse sarebbe necessaria un’aliquota fissa ben superiore al 25% desiderato dai proposito.

Per Seminerio, sebbene la revisione dell’odiosa Irpef (imposta “ormai svuotata dalle innumerevoli cedolari secche e divenuta punitiva per i soggetti a reddito medio-basso, oltre che un pesante disincentivo all’offerta di lavoro”) sia lodevole, un altro problema riguarda la tenuta del debito. Secondo l’Istituto Bruno Leoni la flat tax così disegnata causerebbe un deficit immediato di circa 30 miliardi, 2% del Pil, che però verrebbe colmato con una revisione di spesa o più verosimilmente con riduzione del perimetro pubblico. È “difficile pensare che una proposta del genere possa mai realizzarsi“.