Per le banche la capacità di produrre profitti si era fatta difficoltosa già prima della crisi indotta dal coronavirus. L’ecosistema dei tassi d’interesse ultrabassi o negativi, che di fatto erode i margini di guadagno per gli istituti di credito, tuttavia, è destinato a protrarsi ancora a lungo. Secondo quanto scrive il Fondo monetario internazionale nel suo ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria, “una simulazione condotta su nove economie avanzate [fra cui l’Italia, Ndr.] indica che una larga parte dei rispettivi settori bancari potrebbe non riuscire a riportare i profitti al di sopra del costo del capitale proprio fino al 2025”. Fatto che renderebbe poco attrattivi i titoli appartenenti a questo comparto sotto una prospettiva di rischio/rendimento.
Il Fondo monetario afferma, pertanto, che la crisi del Covid-19 sarà “un test per la resilienza del settore bancario” e che, allo stesso tempo, “le sfide agli utili delle banche che sono emerse prima” della pandemia “si estenderanno almeno al 2025, ben oltre gli effetti immediati della situazione attuale”.
“Una volta superate le sfide” poste dal Covid, ha aggiunto il Fmi, “le banche potrebbero adottare alcune misure con lo scopo di mitigare le pressioni sugli utili, aumentando le entrate provenienti dalle commissioni o tagliando i costi, anche se potrebbe essere difficile mitigare completamente le pressioni sulla redditività”.
Date le difficoltà sopra descritte, il Fondo monetario internazionale teme che il settore bancario potrebbe “cercare di recuperare i profitti persi assumendo rischi eccessivi”.
Come evidenziato dai due grafici in basso, sono soprattutto le maggiori economie dell’Eurozona (fra i 9 Paesi considerati dal Fmi) ad avere i maggiori problemi di redditività per il sistema bancario. Rispettivamente è possibile osservare la redditività da capitale proprio (RoE) e il costo del capitale proprio richiesto dagli investitori. Più le due misure sono distanti, peggiore lo scenario per le banche.