NEW YORK (WSI) – Gli investitori hanno perso la fiducia nella capacità delle banche centrali di rilanciare l’economia globale e così i paesi principali del mondo stanno camminando come sonnambuli verso una nuova crisi sistemica. L’avvertimento viene da uno dei massimi esponenti del Fondo monetario internazionale.
Se la frenata dell’economia mondiale continua, i mercati entreranno in crisi e la produzione mondiale perderà il 4% circa rispetto alle aspettative attuali nei prossimi cinque anni.
L’organizzazione di Washington da un po’ di tempo critica i costi elevati che rischiamo di pagare per colpa dell’incapacità di governi e banchieri centrali di risolvere i problemi strutturali che impediscono al Pil di risalire e all’inflazione di ravvivarsi.
Ma l’alert lanciato da José Viñals è il più grave di tutti. Il capo della divisione di stabilità finanziaria dell’Fmi avverte che “la stagnazione finanziaria ed economica” potrebbe manifestarsi presto, a meno che i governi non evitino che si formino “una spirale pericolosa formata da calo della fiducia, crescita più debole, bassa inflazione, aumento dei fardelli del debito“.
Quanto a quest’ultima componente, Viñals ritiene che una bomba a orologeria da $1.300 miliardi di debito societario in Cina costituisca una seria minaccia alla stabilità finanziaria. In particolare nel caso in cui i default aziendali finissero per mettere in ginocchio il settore bancario.
Fmi: “un anno perso” per l’economia mondiale
Con la ripresa che tarda a prendere vigore, il pericolo Cina e la perdita di fiducia nell’efficiacia delle politiche delle banche centrali, il rischio reale è che viste le tante incertezze le famiglie e le imprese spendano meno e risparmino di più. “Sarebbe equivalente a un anno perso per l’economia mondiale”, spiega Viñals.
Nel report sulla stabilità finanziaria globale, pubblicato ieri e che esce con cadenza semestrale, si legge che una “perdita di fiducia dei mercati trascinerebbe le Borse mondiali in un territorio di mercato ribassista”.
In uno scenario che vede simili turbolenze, secondo le stime dell’Fmi, l’azionario di Usa, Regno Unito, area euro e Cina perderebbe un quinto del suo valore nei prossimi due anni.
In caso di stagnazione prolungata, i debiti pubblici già ingenti di Portogallo, Italia, Grecia e Giappone salirebbero di più del 15% rispetto alle attese.