Mentre l’Italia è alle prese con la formazione del prossimo governo, dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) arrivano suggerimenti sulla linea da seguire per gestire al meglio i conti pubblici e fare imboccare al gigantesco debito una strada esclusivamente in discesa.
Una ‘to-do list’, la lista delle cose da fare, messa nero su bianco da Vitor Gaspar, direttore del dipartimento degli Affari fiscali dell’istituto guidato da Christine Lagarde, nel Fiscal Monitor, nel rapporto pubblicato ieri nell’ambito degli Spring Meetings in corso nella capitale americana. Gaspar chiede di non fare passi indietro sulle pensioni, difendendo quindi la Riforma Fornero, invocando al contempo la necessità di aumentare l’Iva.
Prioritario – per Washington – resta il taglio della spesa primaria corrente, il sostegno alle fasce più deboli, l’aumento degli investimenti e la riduzione del carico fiscale sul lavoro, con un ampliamento della base imponibile e uno spostamento” verso la tassazione delle ricchezze e degli immobili e dei consumi“. Insomma, una patrimoniale.
Nel dettaglio, i tecnici di Washington stimano che il rapporto tra debito e Pil nel nostro Paese calerà al 129,7% nel 2018 e al 127,5% nel 20120, per poi scemare ulteriormente fino al 116,6% nel 2023. Il rapporto tra deficit e Pil è invece previsto scendere all’1,6% quest’anno e allo 0,9% il prossimo, fino al raggiungimento del pareggio fissato al 2021. L’avanzo primario salirà all’1,9% nel 2018 e al 2,5% nel 2019, con la spesa pubblica che si ridurrà al 48,2% quest’anno per poi risalire al 48,4% il prossimo e le entrate che passeranno dal 46,7 al 47,5%.
L’istituto si sofferma poi sui rischi che incombono sull’economia mondiale, aumentati nel breve e medio termine.
“Con le banche centrali che continuano a normalizzare la loro politica monetaria, le debolezze finanziarie lasciano intravedere una strada piena di insidie”, che potrebbe mettere in pericolo la crescita, scrive il fondo invitando a “investitori e politici” a prendere consapevolezza dei rischi associati all’aumento dei tassi di interesse dopo anni di basso costo del denaro e bassa volatilità.