Dieci anni dopo il crac di Lehman Brothers, numerosi sono gli osservatori che ritengono elevati i rischi di scoppio di una nuova crisi. Per la presidente del Fondo Monetario Internazionale, la francese Christine Lagarde, le banche non sono però più il principale oggetto di preoccupazione.
A essere fonte di allarme sono piuttosto i debiti accumulati da Stati e aziende private: “i centri di rischio non sono più gli stessi dl 2007. Il settore bancario è relativamente al riparo e i rischi si sono invece spostati nella periferia del sistema“.
In un’intervista concessa al quotidiano francese economico Les Echos Lagarde ha discusso dell’esito degli stress test dell’Eba sullo stato di salute e patrimoniale delle banche europee.
In seno all’Unione Europea, le banche principali hanno tutte superato gli esami realizzati per vedere come fondi e cuscinetti di capitale degli istituti reagirebbero in caso di scenari negativi, inclusa una nuova grave crisi.
Anche se alcune banche rimangono fragili e gli investitori da questo punto di vista vigilano con attenzione specialmente sullo stato di salute di quelle italiane, scosse dall’incremento dello Spread successivo all’insediamento del governo giallo verde che sta rimettendo in causa le regole di bilancio europee, è un altro il pericolo principale agli occhi di Lagarde.
La presidente dell’FMI ha lanciato un allarme sui debiti kolossal accumulati dagli Stati e dalle imprese, che rischiano di pesare gravemente sull’economia mondiale.
“I livelli di indebitamento globale, degli attori pubblici e privati, continuano ad aumentare. Rappresentano oggi il 220% del Pil mondiale, una percentuale in crescita del 60% negli ultimi dieci anni. Si tratta di 182 mila miliardi di debiti”.
Lagarde ha posto in evidenza inoltre la mancanza di leverage per rimediare a questa situazione di indebitamento eccessivo in alcuni degli Stati più vulnerabili. Secondo il report del Fondo i deficit e i debiti di paesi come Turchia e Italia dovrebbero essere ridimensionati in fretta.
Le autorità di queste nazioni dovrebbero dare la massima priorità a politiche di riduzione del deficit e del debito, si legge nel rapporto sull’Europa pubblicato ieri, in cui si sottolinea anche come i governi europei “dovrebbero approfittare dell’opportunità di una crescita sopra il potenziale e di un basso tasso di disoccupazione per portare avanti politiche che favoriscono la crescita e ridurre gli alti livelli del debito pubblico ricostituendo cuscinetti fiscali in modo da poter far fronte a futuri shock”.
“I paesi dovrebbero dare la priorità a misure che riducono i deficit fiscali verso i target di medio periodo e che abbassano il debito. L’urgenza è particolarmente grande in paesi con vulnerabilità significative, come l’Italia e la Turchia“.