In occasione della pubblicazione dell’ultimo Fiscal Monitor, il Fondo monetario internazionale fornisce le proprie indicazioni per ridurre il debito pubblico italiano e, ancora una volta, la ricetta madre di Washington è fare austerità.
Quanto questa ricetta sia efficace è tutto da dimostrare. La rivista Economia e Politica ha di recente pubblicato uno studio sull’evoluzione del debito pubblico italiano dagli anni Ottanta ad oggi. L’analisi si è concentrata sulla stima del peso delle determinanti che hanno condotto il Paese ad un debito del 132% del Pil suddividendo le stime anche per differenti decenni.
Secondo le stime, il principale fattore di crescita del rapporto tra debito pubblico e Pil è rappresentato dagli interessi reali. Il saldo primario, con l’eccezione del primo decennio, ha invece contribuito a ridurre il peso del debito sul PIL e non ad aumentarlo. In altri termini, l’Italia ha già fatto avanzi primari, tagliando ad esempio la spesa in servizi pubblici, per pagare gli interessi sul debito. Citando l’autore,
Non una asettica necessità derivante da imperscrutabili meccanismi tecnici, bensì la decisione di penalizzare le fasce meno abbienti della popolazione per continuare a garantire un soddisfacente reddito ai creditori del debito pubblico nazionale.
Da anni ormai l’obiettivo della riduzione del rapporto debito pubblico – PIL viene inseguito attraverso gli avanzi primari e, come dimostrano i risultati, in maniera per nulla soddisfacente. La storia insegna ma non ha scolari, neanche al Fondo Monetario Internazionale.
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