Buone notizie per l’economia italiana arrivano dal Fondo monetario internazionale (Fmi), secondo cui il Pil tricolore crescerà dello 0,6% nel 2023 e dello 0,9% nel 2024. L’Fmi ha rivisto al rialzo le stime di crescita per l’anno in corso (+0,8% rispetto al -0,2% di ottobre) e al ribasso per il prossimo (-0,4% rispetto al +1,3% stimato a ottobre). Per il 2022 la stima del Fondo è pari a un +3,9%.
Le stime dell’Fmi per l’economia globale
In generale il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo le sue proiezioni di crescita globale per l’anno in corso, ma ha avvertito che l’aumento dei tassi di interesse e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia potrebbero ancora pesare sull’attività. Nel suo ultimo aggiornamento economico, il Fmi ha dichiarato che l’economia globale crescerà del 2,9% quest’anno, con un miglioramento dello 0,2% l’anno rispetto alla precedente previsione di ottobre. Tuttavia, questa cifra significherebbe comunque un calo rispetto all’espansione del 3,4% del 2022. Il fondo ha inoltre rivisto al ribasso la proiezione per il 2024, portandola al 3,1%.
“La crescita rimarrà debole rispetto agli standard storici, poiché la lotta all’inflazione e la guerra della Russia in Ucraina pesano sull’attività”, ha dichiarato Pierre-Olivier Gourinchas, direttore del dipartimento di ricerca dell’Fmi, in un post sul blog. Le prospettive sono diventate più positive per l’economia globale grazie a fattori interni migliori del previsto in diversi Paesi, come gli Stati Uniti. Gourinchas ha aggiunto:
“La lotta contro l’inflazione sta iniziando a dare i suoi frutti, ma le banche centrali devono proseguire i loro sforzi. […] La crescita resterà debole a causa della lotta all’inflazione e della guerra della Russia contro L’Ucraina. Nonostante questi venti contrari, le prospettive sono meno cupe rispetto alle previsioni di ottobre e potrebbero rappresentare un punto di svolta, con la crescita che tocca il fondo e l’inflazione in calo. La crescita economica si è dimostrata sorprendentemente resiliente nel terzo trimestre dello scorso anno, con un mercato del lavoro forte, consumi delle famiglie e investimenti delle imprese altrettanto robusti, oltre a un adattamento da parte dell’Europa migliore del previsto alla crisi energetica. Anche l’andamento dell’inflazione ha mostrato un miglioramento, in calo nella maggior parte dei paesi, anche se quella cosiddetta ‘core’, al netto di alimentari ed energia, deve ancora raggiungere il picco in molti Paesi. [la riapertura della Cina apre la strada a un rapido rimbalzo dell’attività. Le condizioni finanziarie globali sono migliorate mentre le pressioni inflazionistiche hanno iniziato a diminuire”.
Tuttavia, il quadro non è del tutto positivo. La direttrice generale dell’Fmi, Kristalina Georgieva, ha avvertito all’inizio del mese che l’economia non è così negativa come si temeva, “ma meno negativa non significa ancora buona”.
“Dobbiamo essere cauti”, ha detto Georgieva durante un panel moderato dalla CNBC al World Economic Forum di Davos, in Svizzera. Il Fondo inoltre ha messo in guardia da diversi fattori che potrebbero deteriorare le prospettive nei prossimi mesi. Tra questi, il fatto che la riapertura di Covid in Cina potrebbe bloccarsi; l’inflazione potrebbe rimanere elevata; la prolungata invasione dell’Ucraina da parte della Russia potrebbe scuotere ulteriormente i costi dell’energia e dei generi alimentari; e i mercati potrebbero inasprirsi di fronte a dati sull’inflazione peggiori del previsto.
Secondo i calcoli del Fmi, circa l’84% delle nazioni dovrà far fronte a un’inflazione globale più bassa quest’anno rispetto al 2022, ma si prevede comunque un tasso medio annuo del 6,6% nel 2023 e del 4,3% l’anno successivo. Per questo motivo, l’istituto con sede a Washington ha dichiarato che una delle principali priorità politiche è che le banche centrali continuino ad affrontare l’impennata dei prezzi al consumo.
“Una comunicazione chiara da parte delle banche centrali e reazioni adeguate alle variazioni dei dati contribuiranno a mantenere ancorate le aspettative di inflazione e a ridurre le pressioni sui salari e sui prezzi”, ha affermato il Fmi nel suo ultimo rapporto. “I bilanci delle banche centrali dovranno essere ridotti con attenzione, tra i rischi di liquidità del mercato”, ha aggiunto l’istituto.
Gli ultimi dati sul Pil dell’Istat
E sul Pil è intervenuta anche l’Istat, rendendo noto che l’economia italiana registra, dopo sette trimestri consecutivi di crescita, una lieve flessione congiunturale, mentre dal lato tendenziale continua, a ritmi meno sostenuti rispetto ai trimestri precedenti, il suo sviluppo.
Nel quarto trimestre del 2022, dice l’istituto nazionale di statistica, si stima che il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia sceso dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e cresciuto dell’1,7% in termini tendenziali. Nel 2022 il Pil corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato è aumentato del 3,9% rispetto al 2021 (nel 2022 vi sono state tre giornate lavorative in meno del 2021). Si tratta di un dato superiore alle stime del governo contenute nella Nadef, che indicavano per lo scorso anno una crescita del Pil del 3,7%