Il Fondo monetario internazionale ha rivisto al rialzo le previsioni per la crescita globale nel 2020, con un netto miglioramento delle prospettive per l’Italia.
La stima per l’economia della Penisola passa dal -12,8% pubblicato lo scorso giugno al -10,6%; un valore che resta, tuttavia più negativo rispetto alle previsioni del governo Conte, che nella Nadef ha calcolato un calo del Pil pari al 9%.
Segnali di ripresa nel terzo trimestre
“Nel nostro ultimo World Economic Outlook, continuiamo a proiettare una profonda recessione nel 2020.
La crescita globale dovrebbe essere del -4,4%, una revisione al rialzo dello 0,8% rispetto al nostro aggiornamento di giugno”, ha scritto il capo economista del Fmi, Gita Gopinath, “questo aggiornamento è dovuto a risultati un po’ meno disastrosi nel secondo trimestre, nonché ai segnali di una ripresa più forte avuti nel terzo trimestre, compensati in parte da declassamenti in alcune economie emergenti e in via di sviluppo”.
Gopinath ha poi aggiunto, però, che “nel 2021 la crescita dovrebbe risalire al 5,2%” ovvero due decimali “al di sotto della nostra proiezione di giugno”.
“Mentre l’economia globale sta tornando a crescere, tale ascesa sarà probabilmente lunga, irregolare e incerta”, ha detto Gopinath.
Andando a dividere in macroaree l’economia globale, emerge come le prospettive economiche siano migliorate soprattutto per i Paesi avanzati (grafico in basso), con una previsione passata dal -8,1% al -5,8%.
Al contrario si è leggermente deteriorato il quadro per i Paesi emergenti (Cina esclusa), per i quali la previsione è peggiorata dal -5,0% previsto a giugno al -5,7%.
“Il considerevole sostegno fiscale globale da quasi 12mila miliardi di dollari e gli ampi tagli dei tassi, le iniezioni di liquidità e gli acquisti di asset da parte delle banche centrali hanno contribuito a salvare vite e mezzi di sussistenza e hanno impedito una catastrofe finanziaria”, ha dichiarato il capo economista del Fondo monetario. “C’è ancora molto da fare per garantire una ripresa sostenuta”, ha concluso, “in primo luogo, è necessaria una maggiore collaborazione internazionale per porre fine a questa crisi sanitaria”.