L’Italia al vertice del Fondo Monetario Internazionale? L’ipotesi che sembra farsi strada, dopo le voci di possibili dimissioni di
Michel Camdessus, attuale numero uno dell’Fmi, che in un’intervista ha annunciato: “Forse ho già fatto troppo. Man mano che il tempo passa devo pensare al momento migliore per tornare a casa”. Indipendentemente da quelle che possono essere le
motivazioni che spingerebbero Camdessus a lasciare in anticipo rispetto alla scadenza naturale, nel 2001, del suo terzo mandato, le sue dichiarazioni hanno immediatamente aperto la corsa alla candidatura per una poltrona chiave, che per tradizione spetta a un paese europeo.
E così, dopo la Francia, che con Camdessus governa il Fondo dal 1986, ora potrebbe toccare, appunto, all’Italia. Il nostro paese può contare su due candidature illustri: Renato Ruggiero, ben conosciuto e stimato all’estero e appena “liberatosi” dall’Eni; e Mario Draghi, attuale
direttore generale del Tesoro ed ex direttore esecutivo per l’Italia alla Banca Mondiale dall’85 al ’90. A favore di quest’ultimo
giocherebbe soprattutto l’età (52 anni, contro i 69 di Ruggiero): in base alla normativa attuale, il limite di età per la direzione dell’Fmi è di 65 anni, ma le deroghe non sono impossibili; d’altronde, Ruggiero è ben conosciuto al Fondo, avendo frequentato tutte le riunioni come responsabile del Wto. Ora bisognerà vedere se l’Italia riuscirà a imporre le proprie candidature: già nel 1986 ci provò con Lamberto Dini, allora direttore generale della Banca d’Italia. Ma senza successo.