Economia

Fmi: “scenario da incubo” per l’Europa

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ROMA (WSI) – Uno “scenario da incubo” per l’Europa: è quanto prevede Maurice Obstfeld, nuovo capo economista dell’ Fmi ed ex consulente economico del presidente americano Barack Obama.

Sono molto preoccupato per la forte propensione in Europa a ritirarsi dall’integrazione del mercato (…) Ci sono diverse pressioni politiche che arrivano dagli estremisti, che potrebbero disfare molto di quanto è stato fatto in termini di integrazione economica.

Diverse le minacce a cui l’Europa fa fronte: gli effetti che il piano della Fed di alzare i tassi avrà sull’economia globale; la crisi dei migranti; e non bisogna dimenticare, avverte Obstfeld, il pericolo Brexit, ovvero la possibilità che il Regno Unito decida di lasciare l’Unione europea, in un momento in cui i fondamentali economici dell’area sono già fragili.

C’è poi il problema dei cambiamenti climatici che, sottolinea Obstfeld, rappresentano “una forte minaccia economica”. Di fatto:

Il surriscaldamento globale riduce l’efficienza produttiva e i disastri climatrici possono avere un effetto profondamente dirompente sull’attività economica.

A tal proposito, per il capo economista dell’Fmi è importante che, in occasione del summit globale sul clima di Parigi, i paesi capiscano che si tratta di un problema dell’intera collettività che, se non risolto, “può minacciare la popolazione (di ciascuna nazione) e imporre rischi macroeconomici”.

E’ vero che, da un lato, i limiti all’emissione di gas responsabili dell’effetto sera potranno avere un impatto negativo su alcuni settori; ma dall’altro lato, sono diverse le aziende che operano come se ricevessero sussidi, dal momento che sono lasciate libere di inquinare il pianeta senza rendere conto di quanto fanno in nessun modo, dal punto di vista prettamente economico.  E comunque, l’approvazione di limiti al monossido di carbonio avrà l’effetto positivo di “stimolare molta innovazione e molti investimenti”.

Obstfeld si focalizza anche sull’intenzione della Fed di adottare la prima manovra restrittiva negli Stati Uniti dal 2006, mentre aree come il Giappone e l’Unione europea seguono un percorso diametralmente opposto, orientato a un ulteriore allentamento delle loro politiche monetarie.

A suo avviso, la Fed di Janet Yellen dovrebbe attendere ancora un po’ prima di alzare i tassi, e dunque non agire nel meeting di dicembre.  I rischi che la Fed agisca troppo presto “sono certamente più elevati”  di quanto lo sarebbero se non agisse, per ora, e “non intravedo alcun rischio enorme nell’aspettare”. Ancora peggio:

Se per qualsiasi ragione la Fed, una volta alzati i tassi, dovesse fare dietrofront (tornando ad abbassarli), i mercati interpreterebbero il tutto come un grande pasticcio.

Riguardo invece alla Bce di Mario Draghi, “dovrebbe continuare a seguire la strategia di estensione di acquisti di asset, riducendo il tasso di interesse”.