Mentre il debito pubblico tocca nuovi picchi, l’economia italiana deve far fronte ad una crescita in picchiata. Le stime del Fondo monetario internazionale diffuse ieri lo confermano: per due anni, il 2024 e il 2025, il Pil segnerà un aumento dello 0,7%. Se quella riferita al 2024 è una conferma, l’andamento 2025 rappresenta invece una netta revisione al ribasso rispetto alla precedente stima dell’1,1%.
Italia maglia nera del G7
Con un Pil a +0,7% nel 2025 l’Italia risulta maglia nera del G7 in termini di crescita. Secondo le stime del fondo, infatti, la Germania crescerà dell’1,3%, la Francia dell’1,4%, il Giappone dell’1%, il Regno Unito dell’1,5%, il Canada del 2,3% e gli Stati Uniti dell’1,9%.
Allo stesso tempo l’istituto di Washington ha confermato sia per quest’anno che per il prossimo un aumento del Pil globale del 3,2%, lo stesso registrato nel 2023. Per la crescita mondiale si tratta di un andamento al di sotto della media annua storica (2000-19) del 3,8%, che è il risultato del proseguimento di politiche monetarie restrittive, del progressivo ritiro delle misure di sostegno fiscale ma anche della bassa crescita della produttività sottostante.
Debito in aumento
Le stime dell’FMI arrivano a pochi giorni dalla conferma di un record negativo per il debito pubblico italiano: secondo i dati aggiornati di Bankitalia, nel mese di febbraio è stata toccata quota 2.872,4 miliardi, in crescita di 22,9 miliardi rispetto al mese precedente e superando di quasi 5 miliardi il livello di ottobre 2023, il precedente livello più alto della storia. L’incremento del debito è dovuto al fabbisogno (14,1 miliardi) e all’aumento di quasi 9 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (42,8 miliardi).
Secondo le stime del Fondo monetario, in rapporto al Pil, il debito pubblico italiano salirà dal 139,2% del 2024 al 140,4% nel 2025, fino a raggiungere il 144,9% nel 2029. In calo invece il deficit visto 4,6% quest’anno e al 3,2% nel 2025.
Franziska Palmas, senior economist di Capital Economics, ha detto all’agenzia Reuters che le vicissitudini dei conti pubblici italiani aprono la strada a un probabile peggioramento del mood dei mercati nei confronti dell’Italia il prossimo anno o poco dopo. Questo scenario però potrebbe concretizzarsi anche prima se la Bce rallentasse il ritmo dei tagli dei tassi prezzato dal mercato, facendo salire i costi di finanziamento italiani e ostacolando il percorso discendente del debito. Questo quadro potrebbe essere favorito da quanto sta accadendo negli Stati Uniti dove la Federal Reserve sta raffreddando le prospettive di allentamento monetario a causa di un’inflazione più persistente del previsto.
Le stime sull’inflazione
Per quanto riguarda l’inflazione, le previsioni sono per un raffreddamento dei prezzi a livello globale: si passerà dal 6,8% nel 2023 al 5,9% nel 2024 e al 4,5% nel 2025, con le economie avanzate che raggiungeranno i loro target di inflazione prima dei mercati emergenti.