Riviste al rialzo le stime di Cina, Regno Unito, Stati Uniti ed Eurozona, tagliate quelle dell’Italia, Messico e Arabia Saudita: sono questi i punti fondamentali dell’ultimo report dell’Fmi sull’outlook economico dei principali paesi mondiali.
Sono state ridotte dello 0,2% e 0,3%, allo 0,7% e allo 0,8%, le previsioni di crescita per l’Italia quest’anno e per il 2018. Il Fmi ha inoltre confermato le sue previsioni di crescita dell’economia globale per l’anno in corso al +3,4% e per il prossimo al +3,6% e ha migliorato di un decimo di punto la stima per l’Eurozona per il 2017 all’1,6%.
Le cifre sulla terza economia dell’area euro dell’istituzione di Washington sono sempre più distanti da quelle del Governo, che nell’ultima nota di aggiornamento al Def, il documento di economia e finanza, aveva previsto un +1% per quest’anno e un +1,3% per il 2018.
Riviste al rialzo anche le stime per la prima, seconda e sesta potenza economica mondiale, ossia gli Stati Uniti, (+2,3%), la Cina (+6,5%) e il Regno Unito (+1,5%). Tagliate di netto invece le stime del Pil di Brasile, Messico e Arabia Saudita. Grazie alle politiche di stimolo fiscale e di investimenti nelle infrastrutture promesse da Donald Trump, la produzione potrebbe crescere di anche mezzo punto percentuale quest’anno e il prossimo, secondo l’Fmi.
“Le stime aggregate di crescita e le previsioni per il 2016-2018”, spiega il Fondo Monetario in una nota, “restano invariate rispetto al World Economic Outlook di ottobre. Lo scenario per le economie avanzate per il 2017-2018 è migliorato e riflette un’attività economica in una certa misura più sostenuta nel 2016 oltre a un previsto stimolo fiscale negli Stati Uniti. Le prospettive di crescita sono marginalmente peggiorate per le economie emergenti e in via di sviluppo nelle quali le consizioni finanziarie si sono in generale ristrette. Le prospettive a breve termine per la Cina (+0,3 a +6,5% per il Pil di quest’anno e confermate al +6% per il prossimo) sono state riviste al rialzo a causa del previsto stimolo ma sono state riviste al ribasso per un certo numero di altre grandi economie, più specificamente India, Brasile e Messico”.
Anche se nell’aggiornamento dell’Fmi non vengono citati nello specifico paesi come l’Italia, in un passaggio del documento gli economisti di Washington rilevano che “in quei paesi avanzati dove i bilanci restano in squilibrio” (il riferimento al nostro paese è evidente), “un calo esteso nella domanda privata e un avanzamento inadeguato nelle riforme (incluso il risanamento dei bilanci delle banche) potrebbe condurre a crescita e inflazione permanentemente più basse, con implicazioni negative per le dinamiche del debito” pubblico.