NEW YORK (WSI)- Nonostante i gravi problemi per credito e consumi, per gli Stati Uniti gli anni di costo del denaro a zero sono finiti. Lo prevede il Fondo monetario internazionale secondo cui la Federal Reserve inizierà ad alzare i tassi di interesse per la prima volta dal 2006 nella seconda metà del 2015.
Questo nonostante l’istituto di Washington abbia abbassato di le stime sul Pil Usa per l’anno in corso e il prossimo, rispettivamente a 3,1%. Si tratta di stime comunque superiori a quelle formulate della Fed che per quest’anno stima una crescita non superiore al 2,5%.
Tornando alla politica monetaria, quella della Fed è un mossa in controtendenza rispetto al resto delle banche centrali dei paesi industrializzati, ad esempio nel Regno Unito, dove una normalizzazione monetaria “non è attesa prima di metà 2016” o nell’Eurozona e in Giappone, dove si prevede che una politica monetaria “molto accomodante” continui ad essere attuata.
Come si legge nel World Economic Outlook (Weo), il rapporto sull’economia globale pubblicato nell’ambito delle riunioni primaverili del Fmi a Washington, l’istituto guidato da Christine Lagarde chiede alla Banca centrale americana una strategia “efficace” sul piano della comunicazione in materia di tassi per evitare che una divergenza nelle aspettative crei sorprese e aggiustamenti di disturbo nei mercati. (mt)