ROMA (WSI) – Il tempo stringe e se il governo vorrà davvero evitare il taglio lineare delle detrazioni fiscali, previsto nella legge di stabilità, dovrà farlo velocemente, entro la fine del mese.
Trovare le coperture non è però impresa semplice e non è detto che le ipotesi allo studio del Tesoro per riformulare gli sconti fiscali possano assicurare i 488 milioni quest’anno, i 773 milioni nel 2015 e l’ulteriore mezzo miliardo dal 2016 che la manovra ha identificato proprio nella riduzione progressiva generalizzata dal 19 al 18 e al 17%.
Il tavolo di lavoro dell’ex sottosegretario Vieri Ceriani sulle tax expenditures ha identificato ben 720 voci, che ora non è scontato riorganizzare e rimodulare. I tecnici di via XX Settembre sono dunque a lavoro da ormai un po’ di tempo per passare in rassegna simulazioni e calcoli, valutando l’impatto di un intervento che escluda alcune possibili detrazioni al di sopra di specifiche fasce di reddito.
Le richieste del Fmi – Una spinta a un intervento arriva intanto anche dal Fmi, da sempre convinto, come anche altre organizzazioni internazionali, che le agevolazioni siano in Italia troppe o comunque troppo complicate. Ma c’è anche altro da rivedere in Italia secondo il Fondo.
Innanzitutto i valori catastali che sono “obsoleti, basati su valori del 1988-1999”. Quindi “una riforma e un aggiornamento dei valori catastali è essenziale”. Bisogna rivedere poi anche la tassazione dei capitali che in Italia è elevata e va riformata. Rendono infatti il 10% del Pil, la quarta maggiore entrata nell’Ue a 27 nel 2011.
Ma “c’è spazio per rafforzare la tassazione sulla ricchezza in Italia, così da migliorare la solidarietà sociale e condividere in modo più equo il peso del risanamento di bilancio”. Per quanto riguarda le detrazioni anche se in alcuni casi si tratta di sconti “giustificati”, secondo Washington l’attuale impianto crea delle “distorsioni”.
“Un sistema fiscale più semplice che riduca i costi – osserva il Fmi – sarebbe un beneficio”.
Il Fondo: serve una revisione “regolare e sistematica” – Per questo sarebbe auspicabile una revisione “regolare e sistematica” di tutte le voci che riguardano Irpef, Ires, Iva. Il Fondo calcola 160 miliardi di agevolazioni, di cui sessanta in qualche modo modificabili. Sul tavolo dell’esecutivo resta anche quello della Tasi e delle esigenze dei Comuni.
Oltre a scrivere nero su bianco la norma che permetterà alle amministrazioni locali di alzare l’aliquota base fino a un massimo del 3,3 per mille, il governo deve infatti rispondere anche alla richiesta di un ulteriore miliardo che, lamentano i sindaci, con il passaggio dall’Imu alla nuova tassa sui servizi indivisibili, è venuto a mancare dai bilanci comunali.
Per esaminare la questione Anci e Tesoro si vedranno mercoledì, molto probabilmente con la partecipazione del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni.
Come sostenere il bilancio dei Comuni – L’idea sulla quale si sta ragionando sarebbe quella di destinare ai Comuni parte del gettito, oggi incassato dallo Stato, derivante dagli immobili di categoria D destinati alle attività commerciali che fruttano circa quattro miliardi di euro. Una delle ipotesi sarebbe per esempio quella di cambiare destinazione ai capannoni. Più difficile invece, almeno al momento, ipotizzare esclusivamente un alleggerimento del patto di stabilità interno. Se un intervento simile sarà attuato dovrebbe infatti eventualmente essere in combinazione al primo. A livello Ue, intanto, Bruxelles ha avviato un’indagine sull’imposta sul valore degli immobili situati all’estero (Ivie) per capire se è discriminatoria verso chi vive fuori dal proprio Paese o se viola le norme che vietano la doppia tassazione in Europa. (Rainews)