Economia

Fondi delegati, prevista una crescita a doppia cifra fino al 2030 in Europa

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Ottime prospettive di crescita per i fondi delegati in Europa. Secondo le stime pubblicate da instiHub (Gruppo Allfunds) nel suo ultimo rapporto intitolato The Open Architecture Model Delivering Superior Outcomes, tra il 2022 e il 2030 i fondi delegati sono destinati a raggiungere quota 3,2 trilioni di euro entro il 2030 e a crescere del 10,4%. Lo studio è stato pubblicato  in occasione dell’Annual Media Event di Mediolanum International Funds, svoltosi a Dublino il 27 e 28 giugno scorsi.

Prospettive che confermano l’andamento positivo dei fondi delegati registrato fino al 2021, quando il settore ha mostrato una crescita del  21,2%, il 4% in più rispetto al settore dell’asset management in generale, che ha visto un incremento degli asset del 17%.

La crescita dei fondi delegati

Il rapporto di instiHub ha calcolato che alla fine del primo trimestre 2022, gli asset delegati a gestori terzi erano pari a 2 trilioni di euro, che rappresentano il 15% di tutti gli asset dei fondi europei utilizzati nella distribuzione ad architettura aperta. Nello stesso periodo, 738 miliardi di euro di attività in veicoli di investimento collettivo sono stati delegati a fondi di fondi. Il patrimonio del fondo di sub advisory ha raggiunto 1,27 trilioni, ossia il 72% in più rispetto alle controparti dei fondi di fondi.

Per quanto concerne i canali di distribuzione, fra marzo 2021 e marzo 2022 il canale distributivo del wealth management è cresciuto del 15%, il canale di asset management è cresciuto del 10% e il canale bancario è cresciuto del 6%, trainato in particolare da Mediolanum e ABN AMRO, che hanno incrementato il proprio patrimonio. I 5 maggiori sub-advisor, ossia gestori di fondi delegati, sono stati: BlackRock, Schroders Investments, UBS Asset Management, Amundi Asset Management e State Street Global Advisors (SSGA).
I maggiori sponsor del settore  sono stati: St. James’s Place, Mercer Global Investments, Aviva Life, BlackRock Investment Management (UK) e Mediolanum.

Il rapporto rivela inoltre la percentuale di attività gestite passivamente all’interno delle strutture dei fondi di fondi, che si attesta al 35%, ben oltre il 13% dei fondi sub-advisory, suggerendo che la sub consulenza è la scelta preferita per la gestione attiva. Tra le ragioni principali alla base di questo trend, vi è l’esigenza all’interno del fondo di fondi di limitare i costi. Una necessità in gran parte mitigata all’interno delle relazioni di sub-consulenza, a causa delle grandi attività e delle dimensioni dei mandati che sono in gioco e del fatto che i fornitori di fondi sub-advisory sono formidabili price maker, mentre i gestori di terze parti sono price taker.

Andreas Pfunder, ceo di instiHub, ha spiegato:

“Le relazioni di sub-advisory sono accordi win-win sia per i gestori degli investimenti che per i sub-advisor, motivo per cui il mercato della sub-consulenza in Emea è cresciuto da 702 miliardi di euro di asset under management (AuM) nel 2016 a circa 1,3 trilioni di euro di AuM alla fine del 2021. Ciò continuerà a crescere, principalmente a causa della maggiore attenzione alla compressione delle commissioni e della necessità per gli sponsor di esternalizzare strategie di investimento specifiche a specialisti. Il Regno Unito ne è un chiaro esempio, in cui il mercato dei sub-advisory è cresciuto del 134% dal 2016. Un’ulteriore tendenza è la sostituzione delle partecipazioni di terze parti con fondi sub-advisory, in quanto gli sponsor preferiscono utilizzare fondi sub-advisory interni per motivi commerciali e di controllo, tra cui la pressione per abbassare le commissioni per gli investitori finali, essere in grado di cambiare più facilmente i gestori sottostanti e personalizzare o differenziare le loro offerte di fondi. Il risultato di ciò è che i gestori di fondi che non collaborano con sponsor di fondi sub-advisory rischiano di perdere affari a favore di gestori che sono disposti a farlo”.

Furio Pietribiasi, ceo di MIFL, ha aggiunto:

“La qualità delle prestazioni è fondamentale per sopravvivere nel mercato competitivo di oggi. La retention e la longevity del denaro dei produttori sono al primo posto per tutti i gestori patrimoniali che devono affrontare i costi di distribuzione. Un modello di sub-advisory è estremamente vantaggioso per investitori, distributori e sub-consulenti. Gli investitori possono accedere all’architettura aperta a un prezzo più competitivo, i distributori hanno piena trasparenza dei portafogli sub-advisory e hanno il pieno controllo, essendo in grado di implementare qualsiasi cambiamento del gestore all’interno del fondo senza alcun impatto sugli investitori e infine i sub-consulenti ottengono una longevità migliore con mandati invece di distribuire i fondi”