Investimenti

Fondi ESG: crescono le masse, identikit di chi investe in Italia

Gli investimenti ESG non hanno perso appeal. A dispetto del ridimensionamento dell’entusiasmo di cui si è sentito parlare molto negli ultimi due anni, sebbene non più ai ritmi esponenziali del 2020-2021, il mondo ESG ha continuato a crescere in termini di masse.

Crescono le masse investite

I dati Bloomberg dicono infatti che a livello globale le masse investite in ETF Esg sono passate dal 7,2% di fine 2022 al 7,4% di fine 2023, per un totale di 600 miliardi di dollari di masse del 2023 contro i circa 100 miliardi del 2019.

Rallentamento sì, ma certo non un’inversione di marcia, spiega Michele Morra, Senior Portfolio Manager e Responsabile degli investimenti ESG presso Moneyfarm, secondo cui “gli ultimi due anni hanno acceso i riflettori dell’opinione pubblica sui limiti, sulle luci e sulle ombre degli investimenti responsabili, diffondendo la percezione di un ridimensionamento dell’entusiasmo per il mondo Esg. Inoltre, alcuni investitori hanno iniziato a mettere in dubbio il merito della responsabilità ambientale e sociale dei propri investimenti, complici la straordinaria performance dell’industria dei combustibili fossili e della difesa e il movimento anti-Esg negli Usa, arrivato a influenzare alcuni giganti degli investimenti globali. A mio avviso, si tratta di dubbi alimentati anche dall’eccessiva esposizione mediatica di un ecosistema che non era ancora, e direi inevitabilmente, maturo dal punto di vista regolamentare e tecnico“.

Identikit di chi investe in Italia

I dati sulle preferenze della base clienti Moneyfarm confermano questa tendenza. Dall’ultima indagine è emerso che le masse investite in portafogli Esg nel 2023 hanno messo a segno una crescita del +30% rispetto al 2022, arrivando a toccare il 16% del totale. Inoltre, i portafogli Esg aperti su Moneyfarm nel 2023 sono stati il 37% del totale, in crescita rispetto al 2022 (35%), a ulteriore conferma del fatto che non registriamo alcun segnale di ridimensionamento dell’entusiasmo degli investitori.

Sotto il profilo demografico- spiega Morra –   in Italia è il 34% delle donne ad aver aperto oggi almeno un portafoglio Esg, contro il 24,5% degli uomini. E, sempre in Italia, è altrettanto interessante contraddire il pensiero comune che sarebbero le nuove generazioni le più sensibili al tema della sostenibilità, almeno da un punto di vista degli investimenti, poiché è tra i Baby Boomers (fascia 56-74 anni) che riscontriamo un’adozione superiore a qualsiasi altra fascia d’età (sono il 32% contro il 25% dei Millennial e il 27% di Gen Z).

Ad ogni modo, se si guarda al 2024, è vero che un’eventuale escalation dei rischi geopolitici potrebbe avere un impatto sul mercato dell’energia e quindi favorire settori e materie prime escluse da alcuni investimenti socialmente responsabili, ma è anche vero che la dinamica dei tassi d’interesse può generare un ambiente favorevole per questo tipo di investimenti, che subiscono maggiori perdite rispetto agli indici generali quando i tassi aumentano, ma tendenzialmente traggono maggior beneficio quando la stretta monetaria si allenta” ha concluso Morra.

Rendimenti a confronto

Anche dal punto di vista dei rendimenti, gli investimenti ESG vanno meglio dei tradizionali. Da marzo 2020 a fine marzo di quest’anno, in quattro anni quindi, l’indice S&P 500 Esg ha guadagnato l’85,3% contro il +76,6% del ben più famoso S&P500. L’indice S&P 500 perde anche sui tre anni (33,5% contro 38,9%). Soltanto nel breve, da inizio anno, c’è la vittoria dell’indice tradizionale (9,4% contro 9,1%).